G.P.
12 agosto 2021
«Sono oltre duemila i cani arsi vivi»
L’AIDAA denuncia il numero impressionante dei cani alla catena arsi vivi negli incendi di questi giorni. Al dramma degli animali morti va aggiunta l’impossibilità di ricongiungere i cani smarriti ai legittimi proprietari, a causa della mancata microchippatura
CAGLIARI - Continua a salire in maniera impressionante il numero dei cani alla catena arsi vivi negli incendi di questi giorni. Sono oramai un migliaio le carcasse ritrovate di cani bruciati vivi, la maggior parte concentrati nelle zone degli incendi in Sardegna, Sicilia ed Abruzzo, ai quali vanno sommandosi i cani morti bruciati vivi negli incendi in corso in queste ore in Calabria ed in altre regioni d'Italia.
«I cani morti erano tenuti alla catena o chiusi in recinti che si sono rivelati trappole mortali di fuoco- scrive in una nota l'Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente AIDAA- a questo numero vanno aggiunti gli altri mille cani randagi morti anche loro tra le fiamme a questi vanno aggiunti anche migliaia di gatti morti anche loro atrocemente tra le fiamme».
Al dramma degli animali morti perché legati alla catena va aggiunta l’impossibilità, riscontrata dalle squadre di volontari impegnati nelle ricerche di animali superstiti, di ricongiungere i cani smarriti ai legittimi proprietari, a causa della mancata microchippatura degli animali. Un fenomeno ancora troppo diffuso nella zona, per cui LAV chiede alle istituzioni, Comuni e ASL in primis, di farsi promotori di campagne di microchippatura ad hoc.
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