A.B.
18 febbraio 2008
Al via il restauro delle sculture di Monte Prama
Presentato a Cabras il progetto esecutivo ed il conseguente sito web
CABRAS - Cinquemila frammenti e un team di sedici specialisti per dodici mesi di lavoro. Sono i dati essenziali del programma di conservazione dei reperti di Monte ’e Prama, presentato nei giorni scorsi nel museo civico di Cabras. All’incontro erano presenti Efisio Trincas, sindaco di Cabras; Pasquale Onida, presidente della Provincia di Oristano; Giovanni Azzena, soprintendente per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro (e ad interim per le province di Oristano e Cagliari); Antonietta Boninu, funzionario della stessa soprintendenza, progettista e direttore dei lavori; Roberto Nardi, direttore del “Cca-Centro di Conservazione Archeologica di Roma”, progettista ed esecutore dell’intervento di conservazione. Il progetto, finanziato dal “Cipe-Comitato interministeriale per la programmazione economica”, nell’ambito dell’accordo di programma quadro in materia di beni culturali, 2005-2006, sostenuto e voluto dalla Regione Autonoma della Sardegna e dalla direzione regionale dei beni culturali, è stato illustrato nel corso dei lavori. L’intervento, che prevede la documentazione, la conservazione, il restauro e la musealizzazione del complesso dei reperti archeologici rinvenuti a Cabras, tra il 1974 e il 1979, nel sito di Monte ‘e Prama, è stato presentato dal soprintendente Azzena, mentre Antonietta Boninu ha illustrato la collezione: le sculture, attualmente custodite nel moderno Centro di conservazione e restauro della soprintendenza per i beni archeologici delle province di Sassari e Nuoro, a Li Punti, possono essere ripartite in tre tipologie: l’arciere, il pugilatore e il guerriero. Nel contesto dei reperti, oltre ai frammenti di statue, troviamo anche modellini di nuraghe polilobati e monotorre. Roberto Nardi ha infine presentato nel dettaglio il progetto culturale “Monte’ e Prama–Prenda ‘e Zenia”, progetto che prevede la documentazione e la creazione di un archivio digitale dei frammenti, le analisi scientifiche dei materiali originali, il trattamento conservativo e, dove possibile, il montaggio dei frammenti e la musealizzazione delle sculture. Per la pulitura dei frammenti si utilizza acqua atomizzata, una tecnica mini invasiva, messa a punto negli Anni’80 sui monumenti del Foro Romano, che consente di rimuovere gli spessi depositi di terra e incrostazioni che oggi oscurano le superfici originali. Segue la difficile e impegnativa ricerca degli attacchi tra i frammenti, per tentare di ricomporre queste misteriose statue: un puzzle gigantesco di dieci tonnellate in cinquemila pezzi. Ma la grande novità del progetto è l’apertura dei lavori al grande pubblico: collegandosi con il sito web del progetto, il pubblico può ricevere in lingua italiana, sarda e inglese informazioni storico-archeologiche e tecnico-conservative. Attraverso questo sito è possibile seguire con relazioni tecniche, immagini e filmati, i progressi dei lavori ed essere sempre informati sulle ultime novità del programma. Ma non finisce qui. Il cantiere di conservazione adotta la formula del “cantiere aperto al pubblico” che nel 2004 ha fruttato al Cca un prestigioso riconoscimento, il “Keck Award” dell’“International Institute for Conservation” di Londra, per la migliore iniziativa di informazione del pubblico. Il cantiere per la conservazione delle sculture è allestito nella galleria del Centro di Li Punti. Tramite prenotazione sul sito internet, i dirigenti scolastici, gli insegnanti, gli studenti ed i cittadini, potranno liberamente accedere al cantiere, essere guidati tra i conservatori all’opera, assistere ai lavori in diretta e partecipare alle numerose iniziative culturali organizzate per le scuole. In particolare, sarà indetto, a breve, un concorso a premi rivolto agli studenti i cui dettagli saranno illustrati in seguito. Un servizio di collegamento video, rivolto a enti e istituti della Sardegna, è inoltre disponibile a richiesta.
|