S.A.
5 luglio 2021
Daga: «Con i bonus restano a casa»
L´analisi di Enrico Daga di Confesercenti Nord Sardegna sul nuovo fenomeno che mette in crisi i pubblici esercizi dopo le chiusure imposte dalla pandemia: la mancanza dei lavoratori stagionali

ALGHERO - «Quella che si è abbattuta sui gestori dei Pubblici Esercizi è la classica Tempesta Perfetta. Prima la chiusura forzata per mesi a causa della pandemia, poi la riapertura condizionata da un mercato ridotto ai minimi termini con le grandi città vuote a causa dello smart working e le località turistiche deserte con gli alberghi chiusi. Oggi, alle porte di Luglio, quando i gestori dovrebbero potersi concentrare per una ripartenza in condizioni vicine alla normalità, ecco che serve fare i conti con la variabile che non ti aspetti, fino a poco tempo fa impensabile: l'assenza dei lavoratori di settore, figure introvabili. Insomma, oltre al danno si aggiunge pure la beffa».
E' Enrico Daga, membro del Comitato di presidenza di Confesercenti Nord Sardegna, a commentare il nuovo fenomeno che mette in crisi i pubblici esercizi dopo le chiusure imposte dalla pandemia: la mancanza dei lavoratori stagionali: camerieri, cuochi, bagnini, baristi. «Ci sono attività che lavoreranno a ranghi ridotti per distribuire i carichi tra i pochi collaboratori a disposizione. Si tratta di bar e ristoranti che diminuiranno i posti a sedere e/o limiteranno gli orari di esercizio. Insomma, una catastrofe nella catastrofe» incalza Daga.
Secondo il dirigente dell'associazione di categoria «i motivi di tanta penuria di addetti sono diversi, da una parte si tratta di persone che hanno ripiegato in altri settori perché fino a Giugno era incerta la data di riapertura di bar, ristoranti e hotels, ma di molto, ha influito la politica di sussidi e bonus che, per molti, ha rappresentato una comoda alternativa allo stipendio stagionale. Per molti è più conveniente stare a casa piuttosto che rimettersi in attività. Un' ulteriore fetta di disoccupati è frutto della politica del reddito di cittadinanza che, con lo scarso coinvolgimento della figura del Navigator che ha il compito di facilitare l'incontro domanda-offerta di lavoro, il R.D.C è praticamente un deterrente alla ricerca di occupazione».
«Migliaia di potenziali lavoratori anche con qualifica (o che con un po' di formazione potrebbero raggiungerla), preferiscono stare a casa piuttosto che presentare i curriculum in barba alla regola per cui, dopo tre chiamate al lavoro, si perde il diritto al reddito di cittadinanza: tanto non c'è nessuno che controlla». E l'analisi finale è spietata per l'intero settore: «in tutto questo caos, chi ne fa le spese è il sistema dell'accoglienza nel suo insieme, in cui da una parte c'è un ingresso incontrollato di attività che sta trasformando i centri storici in mangifici, dall'altra le attività presenti fanno le acrobazie per restare aperte, a discapito della qualità e del decoro». «La cosa che fa più male - conclude - è che dalle nostre parti, le istituzioni, non hanno la minima idea di quanto stia accadendo, non programmano, non ci aiutano, non solo non anticipano i fenomeni, ma non provano nemmeno a guidarli, ma fanno tutt'altro».
Nella foto: Enrico Daga
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