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Luciano Deriu 29 giugno 2021
L'opinione di Luciano Deriu
La città smemorata
<i>La città smemorata</i>

Domenica scorsa, l’architetto Giovanni Oliva e un piccolo gruppo del Comitato che contesta l’insediamento a Punta Giglio, hanno fatto una passeggiata esplorativa nel Parco di Porto Conte e segnatamente nei cantieri aperti a Punta Giglio. Sono stati seguiti, ripresi con telecamera come fossero dei disturbatori. Chi li inseguiva forse non sa nulla del Parco naturale di Porto Conte. Non sa che il parco è una realtà voluta e creata da un gruppo di cittadini, un Comitato, di cui quell’architetto era l’anima propositiva. Anche la città ha poca memoria. Eppure è storia recente. E' stato quel “Comitato per il Parco di Porto Conte” a volere e a dare vita al progetto di un’area protetta nel territorio di Alghero. “Diamo vita al Parco” era appunto il manifesto. La legge istitutiva è stata scritta nella sede della Legambiente e consegnata al presidente dell’associazione Gavino Diana, che era allora anche consigliere regionale.

Così, se la città ha un Parco di cui l’Amministrazione può fregiarsi, se c’è un direttore, un presidente, impiegati retribuiti con i nostri soldi, è una diretta conseguenza di quel sogno, di quella lotta che un gruppo di cittadini visionari intraprese per proteggere la bellezza di quelle terre. Nei primi anni, il cammino del Parco fu oggetto di un confronto continuo tra i cittadini e l’Amministrazione. Collaborazioni produttive ci furono con il sindaco Baldino e i primi presidenti del Parco, Sasso e Camerada.

Oggi, la smemoratezza e la superbia sono padroni assoluti. Nessuna consultazione con i cittadini di fronte a un atto di cessione della grande bellezza che volevamo salvare. Eppure, con un ragionamento condiviso, si poteva trovare una forma accettabile di intervento sulle memorie militari e perfino di ragionevole reddito, senza stravolgere la natura del luogo. Il sogno oggi sembra svanito e il pezzo più bello del Parco, quello più legato al sentimento della comunità algherese, viene ceduto a nuovi gestori che considerano “intruso” l’architetto visionario, l’animatore che tanto fece per creare quel Parco. Non ci pentiamo di aver dato vita al Parco. Ci saranno tempi migliori e uomini migliori.



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