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Carlo Mannoni 26 giugno 2021
L'opinione di Carlo Mannoni
La Principessa di Calabona
<i>La Principessa di Calabona</i>

Lei vi si recava ogni giorno al mattino, inverno o estate che fosse, per la sua visita quotidiana. Faceva il solito percorso da casa, che non era neanche breve, col suo passo lento ma costante. Arrivata al colle El Tro, scendeva lungo il camminamento costeggiando l'anfiteatro sino a raggiungere l’ultima e isolata panchina posta nella propaggine a sud del sito. Era il suo “buen retiro”, il luogo della sua anima che lei aveva ribattezzato “La prua”, per la sua forma a V protesa verso la scogliera e il mare sottostante. Da lì Alghero le era invisibile ma non per questo da lei meno amata o desiderata. Lasciata la “prua” che si sporgeva verso la scogliera frastagliata di Calabona in direzione di Capo Marrargiu, avrebbe da lì a poco rivisto la città ammirandola da prima dall’alto del colle nel suo consueto profilo, con gli svettanti e aguzzi campanili della Cattedrale e di San Francesco e la cupola policroma della chiesa di San Michele e, successivamente , nella consueta passeggiata sul mare sino ai bastioni.

Durante la stagione estiva portava dei cappelli a larghe falde e gonne lunghe ed eleganti che ne sottolineavano il profilo da gran signora e davano un non so che di solenne alla sua persona, attribuendole l’immagine di una donna d’altri tempi o addirittura senza tempo e alcuni frequentatori abituali del colle El Tro la chiamavano abitualmente “La principessa di Calabona”. Seduta sulla sua panchina, leggeva il libro che si era portata appresso, sollevando a intermittenza lo sguardo per far suo il panorama che, partendo dalla spiaggetta sottostante, si estendeva costa costa sino agli scogli di Poglina. Una scogliera selvaggia e piena di cale, anfratti e piccoli e grandi strapiombi, amata e conosciuta da sempre dalla popolazione di Alghero. Poi cercava il suo gabbiano che mai l’abbandonava e lo seguiva per un po’ con lo sguardo nei suoi ripetuti voli.

Per la legge della natura che regola il nostro apparire e scomparire nel mondo, la Principessa di Calabona ha smesso di frequentare da diversi anni la sua “prua”. Se per un mirabile e impensabile accadimento oggi vi facesse ritorno, resterebbe non poco sorpresa alla vista dei tre imponenti complessi edilizi che, a cento metri dalla “prua”, hanno preso il posto della sottostante villa di un tempo,. «Eleganti, certo. Ma com’è potuto accadere? A pochi metri dagli scogli, poi. Non era proibito?», chiederebbe al suo gabbiano in volo che, scorgendola, avrebbe preso a volteggiarle attorno in amicizia, come sempre. «Non è tutto - le risponderebbe il gabbiano – da quando sei partita c'è una grossa novità, perché proprio davanti ai complessi edilizi da poco realizzati sorgerà una nuova marineria, 1400metri quadri di concessione con strutture in legno sugli scogli e un pontile ligneo di 48metri proteso sul mare per l’approdo delle imbarcazioni».

«E il libeccio? Hanno chiesto al libeccio che qui, quando vuole, la fa da padrone?», chiederebbe la Principessa di Calabona lasciando la sua “prua” pensierosa e con qualche dubbio come diversi algheresi in questo momento, combattuti tra il ricordo della loro costa conosciuta da sempre come Dio l'ha creata e le esigenze della modernità e dell’impresa. Bocche però cucite, per ora, perché nessuno vuol essere additato, se non zittito, come il famoso “cutxo de l’hortolà”, il cane dell'ortolano che, come recita ad Alghero un detto popolare divenuto quasi un moto politico contro il giudizio critico, “non menja i non deixa menjar”.

P.S. La Principessa di Calabona è esistita, è stata nostra amica e la rimpiangiamo.
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