Gustau Navarro Barba
22 giugno 2021
L'opinione di Gustau Navarro Barba
Fermate la repressione contro la Catalogna
Il Consiglio d’Europa ha approvato lunedì sera, con settanta voti a favore, ventotto contrari e dodici astenuti, la risoluzione “I politici dovrebbero essere processati per dichiarazioni fatte durante l’esercizio del loro mandato?”, presentata dal deputato socialista lettone Boriss Cilevičs, sulla necessità di offrire maggiore protezione alla libertà d’espressione e di riunione dei responsabili politici in Turchia e in Spagna. La risoluzione chiede in particolare allo Stato spagnolo di concedere l’indulto o scarcerare i politici catalani e di ritirare le richieste di estradizione per quelli in esilio. Inoltre sollecita la riforma dei reati di ribellione e sedizione per evitare “sanzioni sproporzionate” e perché “non siano strumentalizzati per aggirare la depenalizzazione dell’organizzazione di referendum illegale”, ricordando che nel 2005 tale reato fu espressamente depenalizzato. La risoluzione chiede anche alla Spagna di rinunciare alle altre cause contro dirigenti minori e di “astenersi dal sanzionare per azioni simboliche i successori dei politici imprigionati”, in riferimento al caso dell’ex presidente della Generalitat Quim Torra.
Per quanto riguarda i gruppi, hanno votato a favore il 65percento dei popolari, il 92percento dei socialisti, l’82percento dei liberali, il 100percento della sinistra unitaria e il 20percento dei conservatori. Il 75percento dei parlamentari spagnoli ha votato contro, mentre l’88percento dei grandi Paesi dell’Europa occidentale (Italia, Francia, Germania e Regno Unito) ha votato a favore. L’approvazione della risoluzione è giunta nello stesso giorno in cui il premier Sanchez ha annunciato per oggi l’approvazione dell’indulto per i prigionieri politici catalani. Si tratta di un primo, piccolo passo nella direzione di quanto richiesto dal Consiglio d’Europa. E' opportuno ricordare, tuttavia, che: l’indulto è diverso dall’amnistia in quanto non estingue il reato, ma solo la pena; si tratta di un provvedimento parziale, in quanto cancella solo la pena residua e non è definitivo, perché sarebbe revocato in caso di nuove condanne; non riguarda i politici in esilio né tutti gli altri dirigenti e politici ancora indagati, per i fatti del 1o ottobre 2017 o coinvolti nell’azione all’estero del Governo della Generalitat, anche da parte della Corte dei Conti, davanti alla quale è prevista un’udienza il prossimo 29 giugno Di fatto, l’indulto annunciato da Sanchez è superato dalla risoluzione approvata ieri sera.
Ora bisognerà capire quali saranno le mosse del Governo spagnolo, che per il momento giustifica la mancata adozione di ulteriori provvedimenti con la presunta necessità di mantenere la divisione tra poteri dello Stato. La stessa risoluzione del Consiglio d’Europa raccomanda invece l’apertura di un dialogo ampio e costruttivo con la Catalogna, senza ricorrere al diritto penale e con l’obiettivo di rafforzare la democrazia spagnola. E' chiaro, infatti, che se non sarà abbandonata la via giudiziaria, difficilmente il dialogo potrà portare ai frutti sperati. In questo senso vanno le dichiarazioni del vicepresidente del Governo catalano e ministro delle Politiche digitali e del territorio Jordi Puigneró, e della ministra dell’Azione estera e trasparenza Victòria Alsina. “E' una vittoria politica – ha detto Puigneró – che si aggiunge alle vittorie giuridiche” dei diversi pronunciamenti della giustizia internazionale nei casi di Carles Puigdemont, Toni Comín, Lluís Puig e Clara Ponsatí, tutti in esilio. Puigneró ha invitato Sanchez a riflettere su “come pensa di rispondere alle raccomandazioni del Consiglio d’Europa”. Dal canto suo, Alsina ha affermato che la risoluzione è “una nuova vittoria dell’Europa e una grande sconfitta del Tribunale Supremo e della Corte dei conti”.
* responsabile de l'Ofici de l’Alguer, Delegació del Govern a Itàlia
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