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Domenico Canu 21 giugno 2021
L'opinione di Domenico Canu
Antropizzazione in nome del Dio turismo
<i>Antropizzazione in nome del Dio turismo</i>

Un’escursione nella natura selvaggia, rocciosa, impervia o piana che sia ci porta a momenti di riflessione e ragionamenti; ciò sia in solitudine che in compagnia. Il paesaggio lontano o la flora che ci sfiora sono veri distrattori del quotidiano. E così, durante l’ascesa del bel percorso costruito dalla Forestale, che porta al faro di sopra di Capo Comino, punta estrema orientale della Sardegna, la riflessione diventa divagazione. Quando ha diritto l’uomo di modificare un paesaggio, un luogo? Naturalmente è sempre successo, in virtù dei bisogni necessari e sono nati villaggi, città, ponti, chiese, aeroporti, villaggi turistici, miniere e industrie. Tanti luoghi, sfruttati e abbandonati, ma anche da tanto tempo ancora vissuti, cristallizzati. E’ sempre l’uomo però che decide dove togliere alla natura piante e verde per soddisfare i propri bisogni, talvolta legati solo a profitto.

Nasce quindi questa dicotomia che porta a visioni contrapposte, come al tempo dei ghibellini e dei guelfi, e più recentemente alle riflessioni tra sviluppo e progresso di Pasolini. Già ciò porta all’individuazione di una collocazione politica che vorrei non ci fosse, in quanto vorrei evitare un discorso di posizionamento per poter ragionare su un bene di tutti. La mia divagazione nasceva durante l’ascesa naturale al faro che ricordava le mie non rare escursioni a Punta Giglio, in quel di Alghero, oggetto di discordia in questo momento, a seguito dell’intervento in corso di “riqualificazione“. Andavo sempre in compagnia di amici perlopiù stranieri; zainetto, acqua, vermentino e companatico. Dopo una lunga camminata tra pini, palme nane e profumi mediterranei, conquistavamo la torretta di avvistamento e mitragliamento, per poter frugalmente premiare la fatica.

Questa magia ora la si vorrebbe estendere ad un numero maggiore di visitatori, offrendogli anche gamberetti in salsa rosa e immersioni ludiche. E' evidente non solo la mia perplessità, ma anche la mia convinzione della futilità dell’opera e dell’abuso sul territorio. Ho sempre apprezzato la salvaguardia e protezione che gli algheresi hanno dato al loro territorio per secoli, ma ho conosciuto anche la bramosia di alcuni a favore di uno sviluppo legato esclusivamente ad un profitto; vera speculazione e violenza sulla natura. Il giglio è un simbolo di purezza per la mitologia greca, di santità per la religione cattolica e di orgoglio per la città di Firenze. Il “Lillu de mari“ è una pianta endemica, nata spontaneamente dall’impollinazione delle farfalle e del vento. Che sia anche emblema di resistenza. Quanto serviranno queste riflessioni? Dopo la militarizzazione con la caserma ora arriva l’antropizzazione in nome del Dio turismo e dell’edonistico consumismo.

* architetto



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