Red
18 giugno 2021
Museo Sanna: mostra griffata Antonio Marras
Una grande mostra, progettata dallo stilista algherese anticipa l’apertura della Sezione Etnografica del Museo nazionale 1rcheologico ed etnografico di Sassari. L’esposizione che si apre oggi, restando allestita per un intero anno, occupa lo spazio del cosiddetto Padiglione Clemente
ALGHERO - Una grande mostra, progettata da Antonio Marras anticipa l’apertura della Sezione Etnografica del Museo nazionale 1rcheologico ed etnografico “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari. L’esposizione che si apre oggi (venerdì), restando allestita per un intero anno, occupa lo spazio del cosiddetto Padiglione Clemente. Il progetto è finanziato con il contributo della Fondazione di Sardegna (erogazione liberale) per gli interventi di sostegno, promozione, valorizzazione e conservazione del patrimonio culturale regionale. In mostra viene esposta una selezione dell’immenso patrimonio etnografico (abiti, vestiti, gioielli e manufatti artistici) del Museo con reperti archeologici e a testimonianze di arte moderna e contemporanea, a proporre un dialogo tra origini antiche, tradizione e attualità, tra memoria e presente.
«Per la mostra, che coincide con la riapertura della Sala Clemente del Museo, ci siamo avvalsi della collaborazione del noto stilista Antonio Marras, progettista e ideatore di un nuovo modo di interpretare il percorso espositivo. Un lavoro, quello di Marras, che si presenta come una lettura originale dei reperti e degli oggetti, i quali, in un allestimento di grande impatto emotivo, rivivono una nuova contemporaneità», spiega il direttore della Direzione regionale Musei Sardegna Francesco Muscolino. «L’idea della mostra nasce dalla volontà di valorizzare questo ricco patrimonio, il cui nucleo principale è costituito dalla donazione del cavalier Gavino Clemente. La collezione etnografica del Museo non è solo la più antica della Sardegna, ma anche una delle più ricche dell’Isola per quantità e varietà di reperti», rilancia la direttrice Elisabetta Grassi. Fatti salvi i criteri museografici e le necessità legate alla ottimale conservazione dei materiali, Marras ha avuto mano libera nel valorizzare i reperti. «Influssi mediterranei, fenici, punici, bizantini, arabi, catalani, spagnoli, francesi ecc. ci fanno essere quelli che siamo, nella lingua, nei pensieri e nel vestire. Il costume sardo affascinò e affascina per la straordinaria varietà, per gli elementi strutturali, decorativi, cromatici e per il suo significato di identificazione etnica», chiosa lo stilista algherese.
«La nostra attività si svolge nell’Isola dove sono nato e cresciuto, che conserva ancora nella lingua, nelle tradizioni il fascino misterioso che nasce dalla mescolanza. Un miscuglio di lingue, culture, storie, tradizioni, usanze, pensieri, contaminazioni, stratificazioni, la rendono così particolare. Da sempre mi attrae il linguaggio poetico, il lavoro del poeta. Rifiuta le regole, viola i codici, libera tutti i sensi e dà voce all’inesprimibile. Tessuto e testo rimandano entrambi a una origine comune: tessere, intrecciare. Entrambi sono il risultato di intrecci: il tessuto, di fili di lana o cotone; la poesia, di parole. Sento molto vicino lo scarto linguistico, lo scarto dalla norma grammaticale, la devianza dalla lingua quotidiana, l’uso libero e personale delle parole, scelte, combinate, accostate in modo inconsueto. In modo da creare giochi di ossimori insospettati. Ed è questo l’approccio verso l’allestimento del padiglione Clemente – afferma Marras - La scienza e la tecnologia hanno abbattuto confini, frantumato barriere, accostato e mescolato popoli e continenti e difficilmente, oggi, un gruppo o popolo o etnia sceglie di vivere nel proprio isolamento. Anzi, il confronto/scontro con gli altri è il tratto caratterizzante del nostro tempo: la storia di gruppi, popoli, etnie si intreccia con altre storie e diventa sempre più complessa. In questo panorama, nel pericolo avvertito di una temuta globalità omologante, si fa strada la volontà di affermare il diritto a difendere e salvaguardare la propria identità e valorizzare la diversità come fattore di ricchezza e patrimonio da custodire e far conoscere. Per noi, l’identità non è un dato statico, né è pura memoria, ma qualcosa di dinamico, dialettico, una costruzione continua, variegata, fatta di realtà distinte che, fra opposizioni e separazioni, si modellano e rafforzano. Per questo associazioni, mischie, inserti, opposizioni, accostamenti, intersezioni, confronti, richiami, assonanze, collaborazioni, voci diverse sono le parole chiave per interpretare il concetto nuovo dell’allestimento».
|