Red
18 giugno 2021
Cagliari: 526 lavoratori irregolari
Evasione contributiva, irregolare esternalizzazione della manodopera e di tutti gli oneri connessi per abbattere il carico fiscale, evasione dell’Iva e dell’Irap per oltre 17milioni di euro. Questo quanto scoperto dai militari del Nucleo di Polizia economico–finanziaria del Comando provinciale della Guardia di finanza di Cagliari a conclusione di un´indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Cagliari, denominata “Men at work”
CAGLIARI - Evasione contributiva, irregolare esternalizzazione della manodopera e di tutti gli oneri connessi per abbattere il carico fiscale, evasione dell’Iva e dell’Irap. Questo quanto scoperto dai militari del Nucleo di Polizia economico–finanziaria del Comando provinciale della Guardia di finanza di Cagliari a conclusione di un'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Cagliari, denominata “Men at work”. L’attività è scaturita da una mirata verifica fiscale avviata nei confronti di una società cooperativa cagliaritana di produzione e lavoro, nel concreto utilizzata come serbatoio di manodopera da parte di quattro aziende committenti, tutte controllate da un gruppo industriale operante in Sardegna nel comparto della grande distribuzione e della produzione di generi alimentari. Gli approfondimenti investigativi delle Fiamme gialle (svolti in sinergica collaborazione con l’Ispettorato territoriale del lavoro di Cagliari/Oristano) hanno consentito di smascherare un articolato sistema di frode, posto in essere dagli amministratori della cooperativa e delle imprese committenti coinvolte, attuato con la specifica finalità di eludere norme inderogabili di legge o di contratto collettivo, concernenti gli obblighi contributivi, previdenziali e assistenziali, attraverso la predisposizione di fittizi contratti di appalto per la fornitura di servizi di facchinaggio e di pulizia operati all’interno di centri di distribuzione, supermercati e opifici di trasformazione di generi alimentari.
Le investigazioni hanno fatto emergere gli indici caratteristici dell’appalto non genuino, in quanto, ad esempio, i lavoratori assunti dalla cooperativa prestavano la loro attività sistematicamente e continuativamente a favore delle società committenti, da cui prendevano tutte le direttive organizzative, tanto da far qualificare le committenti come loro datori di lavoro effettivi; la contrattazione salariale, le richieste di ferie e permessi e le procedure disciplinari erano rimesse al management delle imprese committenti; il contributo imprenditoriale dell’appaltatore risultava marginale, in quanto l’apporto di capitale è stato essenzialmente limitato a pagare le retribuzioni dei lavoratori utilizzati in assenza dell’esercizio del potere direttivo e organizzativo nei confronti dei dipendenti impiegati, in tal modo privando il contratto del relativo rischio di impresa (azioni legali, controversie in materia giuslavoristica ed eventuali pretese dei creditori) che invece sarebbe dovuto gravare sulle quattro aziende committenti. Ciò ha permesso di dimostrare che i contratti d’appalto analizzati, in realtà, erano stati sottoscritti solo per dissimulare il reale oggetto del negozio posto in essere tra le parti, ossia la somministrazione di personale effettuata in violazione delle norme a riguardo.
Inoltre, la strutturazione delle posizioni lavorative così congegnata è stata accompagnata dall’ottenimento di benefici fiscali e contributivi non spettanti, tant’è che le società committenti del gruppo societario interessato sono riuscite ad abbattere significativamente non solo i costi del lavoro per oltre 600mila euro - neutralizzando il proprio cuneo fiscale con l’esternalizzazione della manodopera con l’effetto di ridurre illegalmente non solo i costi di “struttura” (organizzativi e del lavoro) - ma anche quelli fiscali, per conseguire la massimizzazione dei profitti e vantaggi di competitività sul mercato a scapito degli operatori rispettosi delle regole. Sono state ricostruite le reali posizioni giuslavoristiche di 526 lavoratori occupati nelle società del gruppo dal 2015 al 2019, per complessive 317.526 giornate irregolarmente lavorate, di cui 167.430 integranti (dal 12 agosto 2018) il reato di “somministrazione fraudolenta”. Per queste violazioni, sono state applicate nei confronti delle cinque imprese coinvolte ammende complessivamente superiori a 6,6milioni di euro, nonché contestate irregolarità amministrative nei confronti degli utilizzatori e del somministratore per un totale di oltre 83mila euro.
In relazione al reato di “somministrazione fraudolenta”, si è proceduto a impartire ai trasgressori le prescrizioni obbligatorie della legge, utili ad assicurare, in primis, la cessazione della condotta illecita e, successivamente, la regolarizzazione dei lavoratori illecitamente impiegati mediante assunzione alle proprie dipendenze, nonché ad impartire ai datori di lavoro utilizzatori/committenti l’istituto della “diffida accertativa”, per le differenze retributive maturate sotto il profilo contrattuale. Infine, al termine dei controlli della posizione fiscale delle aziende investigate, i finanzieri hanno constatato per il periodo d’imposta dal 2015 al 2019 un’evasione dell’Iva per oltre 9,8milioni di euro (quale conseguenza dell’interposizione illecita di manodopera schermata dall’esecuzione dei citati contratti di appalto non genuini) e una base imponibile ai fini Irap sottratta a tassazione di oltre 7,3milioni di euro, scaturente dal costo del personale somministrato, assunto a tempo determinato, che le società appartenenti al gruppo societario avrebbero dovuto invece considerare quale quota di costo indeducibile.
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