Pier Luigi Alvau
24 maggio 2021
L'opinione di Pier Luigi Alvau
Cavall Marí, abbattimento e ripristino
Nel minuscolo promontorio che ospita il rudere dell’ex chalet “Cavallino Bianco” (denominato successivamente Cavall Marí, El Fuego, Tris Blu, Caligola, etc.) nel 1914, in previsione dell’intervento dello Stato italiano nel primo conflitto mondiale, fu installata una batteria antinavale con due cannoni da 152 millimetri. Inutile dire che anche quella modesta batteria non sparò neanche un colpo durante il triennio del conflitto (1915-18). Sopra ciò che rimase della spianata ricavata per la batteria, alla fine degli anni ‘20 del secolo scorso, fu realizzata la “rotonda sul mare” che poi prese il nome di “Chalet il cavallino bianco”,
richiamando nel nome una nota operetta in voga in quegli anni.
Nel 1960-61 venne costruito il manufatto in muratura di cui oggi rimangono i ruderi. Da testimonianze tecniche di chi ha conosciuto il progettista pare che lo stesso avesse previsto una sua futura rimozione e pertanto la struttura poggerebbe in maniera “leggera” sugli scogli. Mi scuso del linguaggio per niente tecnico ma che serve per rendere l’idea di chi già da allora, pur rispettando i voleri del committente (ente pubblico), era lungimirante nel rispetto di futuri adeguamenti e
ripristini paesaggistici.
Non vorrei che per analogia con altre strutture che hanno a che fare con eventi bellici, qualche “creativo” imprenditore -non necessariamente locale- proponesse una “ristrutturazione” ai fini di un turismo magari “di qualità”. Di qualità nel sito in argomento c’è soltanto la continuità naturale del Lungomare Dante, ancora oggi -nonostante l’incuria- uno dei più belli d’Italia. Pertanto l’unica soluzione sensata per quel rudere è a mio avviso l’abbattimento ed il ripristino dello stato dei luoghi (idea intuibile e prevista dallo stesso progettista di allora!) quantomeno dal
punto di vista paesaggistico, con un utilizzo a fini pubblici dello spazio risultante.
*promotore culturale
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