Red
10 maggio 2021
Olbia: sigilli al Geovillage
La Guardia di finanza, nel corso dell´Operazione “Bad village”, ha sequestrato il più importante complesso turistico alberghiero olbiese e arrestati i suoi fondatori. Nei guai anche un pubblico ufficiale e un noto professionista romano
OLBIA - La Guardia di finanza, delegata dal procuratore della Repubblica di Tempio Pausania Gregorio Capasso, ha dato esecuzione all’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale gallurese, che ha disposto gli arresti domiciliari per i fondatori del Geovillage di Olbia. Con la stessa ordinanza, è stato disposto anche il sequestro preventivo di beni mobili e immobili del valore stimato in circa 60milioni di euro. I finanzieri hanno apposto i sigilli a terreni, campi da calcio e tennis, un centro nuoto, un palasport, un albergo, una club house, aree urbane e uffici in tre diverse torri. Inoltre, è stato disposto il sequestro delle partecipazioni che gli indagati avevano in altre società.
Questo l’esito delle indagini svolte dalle Fiamme gialle di Olbia, che hanno svelato gli accordi e le collusioni finalizzati a turbare l’asta fallimentare per consentire a soggetti falliti di rientrare in possesso del compendio. I soggetti colpiti dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, padre e figlio, noti imprenditori olbiesi legali rappresentanti di diverse società, attraverso accordi con un pubblico ufficiale, direttore generale di un’associazione di Enti pubblici locali, e con la mediazione di un importante professionista romano, avrebbero tentato di rientrare in possesso del patrimonio di società fallite.
Dalle attività è emerso come gli indagati avrebbero agito anche approfittando della situazione emergenziale venutasi a creare con la pandemia da Covid. Gli stessi avrebbero provato ad accedere a finanziamenti agevolati e garantiti da fondi governativi. Gli indagati avrebbero, in pratica, ristretto, anzi azzerato, la platea dei possibili concorrenti, attraverso contatti clandestini e accordi che gli avrebbero consentito, con la costituzione di una new company con sede in un Paese extra Ue, di continuare a gestire le attività. Il quadro probatorio emerso dalle indagini è frutto dell’attività dei finanzieri del Gruppo di Olbia e della Sezione di Polizia giudiziaria di Tempio Pausania, dipendenti dal Comando provinciale Sassari, che hanno operato sotto il coordinamento della Procura della Repubblica.
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