Luciano Deriu
1 maggio 2021
L'opinione di Luciano Deriu
Chi salverà Punta Giglio?
Salvare Punta Giglio è come salvare Alghero. Perché Punta Giglio, sorridente già dal nome, assieme a quel gigante addormentato che è Capo Caccia, sono i simboli più riconosciuti di Alghero, della sua natura, della sua meraviglia. È un luogo tutt’altro che abbandonato, frequentatissimo di giorno e di notte e molto caro agli algheresi. Il FAI se n’è accorto e l’ha inserito nella lista nazionale dei “Luoghi del cuore”. Oggi è investito da un progetto aziendale a fini turistici. Avverso al progetto una vastissima area di cittadini ha intrapreso una protesta e avviato un percorso legale per salvare il luogo. Gli avvocati sono al lavoro. Se non vinceranno sarà una ferita insanabile per la città. Alghero sembrerà perduta, l’immagine che ne seguirà sarà inquietante. Se è possibile vendere Punta Giglio, qualunque stravolgimento dei nostri tesori apparirà esposta al primato della logica aziendalistica. Sarà messa a bando la Torre di Porta Terra? Potranno essere dati in concessione per nove anni più nove gli “scogli piatti” dimodochè qualcuno pensi a livellare qualche punta che ostinata continua a sporgere. Un po’ come la Berta canterina che si ostina a rimanere a Punta Giglio.
Se invece Punta Giglio sarà salvata dalla Magistratura o da enti sovracomunali, sarà sicuramente un bene per la città. Ma sarà una vergogna per i decisori politici algheresi. Non essere stati capaci di proteggere il più prezioso gioiello del nostro territorio naturale segnerà per molto tempo il volto degli attuali dirigenti politici. A suo tempo il Comune di Alghero ha fortemente voluto che la gestione del parco fosse affidata unicamente al comune stesso. Una scelta anomala; ma così è stato ed è scritto nella legge istitutiva e il Comune ha quindi il ruolo di “padrone di casa” per condurre ogni trattativa.
Conosco personalmente molti degli amministratori. Non mi sembrano persone insensibili alla salvaguardia della natura, della storia, degli affetti per i luoghi del nostro vivere. Dunque, maggioranza e opposizione, si mettano attorno a un tavolo per un’azione di emergenza, potremmo dire di “salute pubblica”. Trovino essi il modo, prima della magistratura, di salvare Punta Giglio. Se necessario con un risarcimento che non penalizzi troppo l’impresa che avuto la balorda idea progettuale e i proprietari di gran parte dell’area. Il Parco è nella posizione più scomoda. Il direttore ha dichiarato in assemblea che il mandato che gli è stato conferito è quello dello sviluppo e lui si è comportato di conseguenza. Ma il suo mandato è scritto nella legge del Parco stesso. E la principale priorità indicata è la salvaguardia degli ecosistemi. È vero che si parla anche di sviluppo compatibile con la conservazione della natura. Ma questo vuol dire cura dei luoghi, cammini e sentieri attrezzati, puliti e agibili, educazione ambientale con le scuole, sostegno all’agricoltura biologica nelle aree contigue, turismo rurale nelle borgate, caserme militari (di Punta Giglio e non solo) trasformate in musei storici a cura del Parco, usando i finanziamenti che riceve. Non vuol dire certo alberghi, ristoranti e piscine sulla falesia.
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