La Consulta cívica per les polítiques lingüístiques dal català de l’Alguer ha inviato una relazione al Comune di Alghero per un intervento in Regione, per chiedere modifiche alla norma regionale
ALGHERO - «Gli importanti passi avanti compiuti con la legge regionale 22/2018 e dalle “Linee guida per l’insegnamento delle lingue delle minoranze storiche” elaborate dal Comitato interistituzionale permanente per l’insegnamento delle lingua delle minoranze storiche (S’Obreria pro s’imparu de su sardu) e approvate dalla Giunta regionale, necessitano di ulteriori interventi finalizzati a dare concretezza alle attività di insegnamento che per il momento trovano diverse difficoltà nell’applicazione». A sottolinearlo è la Consulta cívica per les polítiques lingüístiques dal català de l’Alguer, che spiega come, «Nonostante gli importanti traguardi raggiunti, il percorso di arrivo all’insegnamento della Lingua catalana di Alghero nelle scuole trova ancora complessità».
In questi mesi, la Consulta ha svolto una continua attività di sensibilizzazione tra le famiglie e tra le Istituzioni per sostenere l’opportunità di legge, rilevando una serie di problematiche che sono state riassunte in un documento approvato martedì dall’Assemblea. Le dodici associazioni che compongono la Consulta comunale costituitasi con deliberazione del Consiglio comunale nel marzo del 2018 (Associació cultural Cabirol, Associació cultural Edicions de l'Alguer, Ateneu alguerès, Centre Excursionista de l'Alguer, Escola de alguerés Pasqual Scanu, Coro Polifonico algherese, Obra cultural, Òmnium cultural, Plataforma per la llengua, Saber i sabor, Associaciό per a la salvaguarda del patrimoni històrico-cultural de l'Alguer, Associazione culturale-Tesa, hanno riscontrato nella fase di attuazione della norma diverse difficoltà che di fatto hanno ostacolato l’avvio dell’insegnamento nelle scuole. I due riferimenti normativi, la legge regionale 22/2018 e le linee guida 44/35 del settembre 2020, contengono, ad avviso della Consulta, previsioni che dovrebbero essere affinate o perlomeno oggetto di chiarimenti. Le linee guida, in particolare, ratificate nel Protocollo di intesa siglato tra Assessorato regionale alla Pubblica istruzione e Ufficio Scolastico regionale, «che stabiliscono i criteri e le modalità di organizzazione e svolgimento delle attività di insegnamento delle lingue delle minoranze storiche in Sardegna, non trovano attuazione pratica».
La Consulta chiede quindi alla Regione «di intervenire affinché già dal prossimo anno scolastico 2021/22 le scuole possano avere una panoramica chiara delle modalità organizzative di svolgimento delle lezioni» e lo ha fatto con una nota indirizzata al Comune, affinché porti all’attenzione degli Assessorati regionali di riferimento «la necessità dell’emanazione di un provvedimento più chiaro ed efficace in tempi brevi. Tra le criticità evidenziate, se ne cita una a titolo esemplificativo: l’opzione per l'insegnamento del sardo, del catalano di Alghero, del sassarese, del gallurese e del tabarchino, è espressa dai genitori (art.5.9 delle Linee guida) al momento della iscrizione. Ciò vale per il triennio della scuola dell'infanzia, per il quinquennio della scuola primaria, per il triennio della scuola secondaria di primo grado e per tutto il ciclo della scuola secondaria di secondo grado. Secondo le norme in merito, questa opzione può essere modificata all'inizio di ciascun anno scolastico, ma nella modulistica relativa alle (pre)iscrizioni messa a disposizione dalle scuole, a esempio, non è stata inserita in alcun modo la possibilità per i genitori di esprimere o meno la scelta in questione».
Nella foto: il presidente della Consulta Giovanni Chessa