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Carlo Mannoni 5 aprile 2021
L'opinione di Carlo Mannoni
Lo spirito di Punta Giglio
<i>Lo spirito di Punta Giglio</i>

C’era arrivato un giorno per caso, con la divisa lacera e le scarpe da soldato oramai consunte che a ogni passo erano per lui dolori laceranti. Cercava la pace dopo la guerra, anche se questa era finita da un pezzo, ma lui non lo sapeva perché un colpo secco partito da lontano, da chissà quale mano nemica, se lo era portato via da qualche tempo. Da anonimo caduto non apparteneva a nessuna Patria o Nazione, né ai vinti né ai vincitori: era solo un’anima in pena tra le tante disorientate e sbandate dalla guerra, vive e morte, alla ricerca di un luogo da cui ricominciare. Per lui la ripresa sarebbe stata assai differente da quella dei viventi. Per questi ultimi ci sarebbe stata la ricostruzione sulle macerie generate dalla guerra, per lui solo un’eterna attesa. Ma, non avendo avuto sepoltura, avrebbe vagato ancora per chissà quanto tempo alla ricerca del suo Ade, il luogo definitivo in cui sostare. Avrebbe dovuto essere un luogo speciale, non uno qualsiasi, in cui la Natura avesse espresso la sua migliore forza creativa e che nessuno avrebbe osato violare. Per lui, che rappresentava l’intera umanità, era l’ultima e più importante aspirazione.

Quando si trovò nei pressi di Punta Giglio e dopo la lunga salita arrivò nei dintorni delle casermette abbandonate dai soldati di una Nazione amica o nemica, non sapeva, capì che era quello il luogo che cercava da tempo: un punto di equilibrio assoluto nel Creato, in cui la potenza realizzatrice della Natura aveva realizzato uno dei suoi capolavori. La mattina del suo arrivo, il vento soffiava impetuoso e il mare sembrava ribollire frangendosi violento sulla scogliera a strapiombo che lo sovrastava. Davanti a lui si ergeva possente, invincibile ed eterno, il promontorio di Capo Caccia, dall’umore ora sfavillante ora cupo, per la luce cangiante proiettata sulla gigantesca roccia che il duello tra il sole e le nuvole generava. Il suo sguardo percorse tutt’attorno l’infinito spazio del mare prima di soffermarsi su una lontana macchia chiara, appena allungata sulla costa: Alghero. Si sentì appagato e decise di fermarsi lì per sempre, in un luogo che mai più nessuno avrebbe osato violare dopo l’unica e irripetibile ferita, oggi cicatrizzata, che solo la guerra aveva potuto giustificare. Si liberò dei luridi e laceri vestiti militari, tolse via le scarpe ormai sfondate e con la nudità divenne puro spirito, assorbito dal luogo tramite la polvere in cui il suo corpo si era disfatto, dispersa dal vento tra la terra, la scogliera e le onde.

Durante i settanta e più anni dal suo arrivo ha convissuto in pace e armonia con l’umanità discreta e attenta che ha frequentato il suo luogo che, per uno di quei miracoli che riescono anche all’uomo, si è conservato integro così come la natura l’aveva generato. Lui ne è stato il custode e con le persone che l’hanno frequentato, estasiate e mai invadenti, ha stretto un tacito patto perché nessuno violasse mai quell’equilibrio. Ci ha vissuto muovendosi sopra leggero, come solo gli spiriti sanno fare, senza lasciare alcun segno, tranne quello forte e indelebile del “genius loci” del luogo quale lui è stato ed è ancora. Poi, d’improvviso, qualcuno ha incrinato il patto e tutt’attorno ha cominciato a muoversi un’umanità diversa e decisa a far suo quella porzione di Paradiso, sottraendolo all’indisturbato uso comune.

Per un attimo ha pensato a una nuova guerra, e se ne è preoccupato vedendo là attorno tutti quei mezzi e quelle persone in movimento. Non ha fatto in tempo a rassicurarsi che, una mattina, l’ufficiale giudiziario gli ha notificato lo sfratto, come ai tempi delle chiudende e delle “tancas serradas a muru”, e lui, sovrastato dai decreti dell’autorità, ha dovuto ubbidire. Lo “spirito di Punta Giglio”, senza Patria e senza Nazione, oggi si aggira triste intorno al luogo che era stato suo per settant’anni e che può solo osservare da lontano, standosene al di là del recinto che ora lo racchiude. Si potrebbe mai sfrattare uno spirito? Sarebbe potuto mai accadere niente del genere? No, certo, e quasi non ci si crede. Gli hanno promesso che lo faranno entrare senza fargli pagare il tiket, bontà loro, ma lui, che è uno spirito oltre che libero anche testardo non gliela darà vinta. È o non è il “genius loci” di Punta Giglio? Non conoscendo né avvocati né leggi, se non quelle della Natura, ha fatto un ricorso straordinario a quest’ultima, certo della sua amorevole comprensione.



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