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Cor 17 marzo 2021
Punta Giglio, il parco si difende e punta il dito sul comune
Nessun merito a chi ha semplicemente avviato l'iter, solo accuse. Travolto dalle pressioni per l´intervento su Punta Giglio da parte dei privati, il Presidente, Consiglio d´amministrazione e direttore si difendono scaricando le responsabilità sull´ex Amministrazione algherese. Salvo infine promuovere e sostenere l'opera
Punta Giglio, il parco si difende e punta il dito sul comune

ALGHERO - L’attuale management dell'Azienda Speciale Parco di Porto Conte prende posizione e ricostruisce la storia del progetto riguardante il compendio ex-militare di Punta Giglio - del quale già dal 2008 se ne chiedeva la disponibilità al Ministero della Difesa - oggi in mano ad una cooperativa privata grazie al bando dell'Agenzia del Demanio. E lo fa, da un lato evidenziandone l'altissimo pregio ambientale del luoghi, dall'altro addossando tutte le responsabilità dell'avvio dell'iter alla convenzione stipulata col Comune di Alghero nel 2017 «nonostante le forti perplessità espresse dal Parco sull’iniziativa».

Il presidente Raimondo Tillocca, il Consiglio d'Amministrazione ed il direttore Mariano Mariani (oggi anche primo dirigente della Rete Metropolitana di Sassari) si difendono sottolineando come «il Parco, unica voce del territorio a prendere una posizione, si mobilitò e cercò di contrastare tali intendimenti manifestando anche formalmente la propria contrarietà ad una ipotesi di sfruttamento turistico di un’area di alto pregio storico-ambientale ricadente all’interno di un’area protetta e non compatibile con la stessa». «La posizione chiaramente espressa dal Parco però - precisano da Casa Gioiosa - non fu accolta dallo Stato anche perché, nel frattempo, completate le fasi di aggiudicazione, il Demanio chiese ed ottenne la piena disponibilità degli allora vertici dell’Amministrazione comunale di Alghero a sostenere l’iniziativa ed il progetto risultato vincitore, anche al prezzo di introdurre le necessarie modifiche di tipo urbanistico».

Insomma, nonostante la netta contrarietà - si evince dalla nota inviata alla stampa dai vertici del parco - l'iter andò avanti e addirittura «vani furono i tentativi del Parco, anche in quel caso in solitudine, di evidenziare le forti criticità ambientali e di scongiurare la posizione dell’Amministrazione comunale che, al contrario, firmò un protocollo d’intesa che dava il via libera al progetto dichiarato vincitore dal Demanio». Forti furono le preoccupazione del Parco per le caratteristiche del progetto risultato vincitore, ritenuto non compatibile con l’area naturalistica protetta - sottolineano Tilocca, Mariani, Grossi e Bardino - il progetto prevedeva, infatti, un intervento di riqualificazione della caserma e degli altri edifici militari, nonché l’aggiunta di ulteriori unità mobili sparse all’interno del compendio al fine di costituire una struttura ricettiva diffusa per un totale di oltre 70 posti letto con annesso ristorante e piscina: propositi del tutto improponibili all’interno di un Parco naturale.

Di fronte a questa evidenza però - continua ancora la nota - al Parco non restava che attivare immediatamente una linea di condotta di diretta interlocuzione con la cooperativa vincitrice per fare in modo che la stessa ridefinisse in modo sostanziale i contenuti della proposta originaria per renderla compatibile con l’area naturale protetta e con i diversi vincoli di natura edilizia e paesaggistica, nonché con la esigenza del pieno rispetto della storia, della salvaguardia della memoria e della identità dei luoghi. «Il Quinto Elemento - precisa Casa Gioiosa - si rese fin da subito disponibile alla collaborazione richiesta dal Parco ed alla rimodulazione sostanziale della proposta originaria».

Solo grazie al parco insomma, si riusci a rimodulare il progetto: rinuncia completa alla impostazione turistico-ricettiva con 70 camere, ristorante e piscina e nuova impostazione del progetto, suggerita dal Parco e del tutto condivisa dalla Soprintendenza, di realizzazione prioritaria di un museo a cielo aperto con annessa foresteria (massimo 20 posti letto), punto ristoro e vasca ludica legata in modo funzionale alle attività dell’Ecomuseo del Parco di Porto Conte. «La nuova impostazione che rende oggi compatibile il progetto con le esigenze di tutela e sostenibilità ambientale - si legge nella nota del Parco - ha trovato puntuale conferma nei nuovi documenti progettuali approvati con il provvedimento finale di autorizzazione unica rilasciato dal Comune di Alghero».

«In conclusione, è solo grazie alla determinazione ed alla perseveranza del Parco di Porto Conte che è stato possibile scongiurare l’ipotesi originaria di una inaccettabile “aggressione” ambientale del compendio e di sfruttamento dello stesso a fini turistico-ricettivi non compatibili con un’area protetta. Il progetto approvato è un progetto rispettoso dell’ambiente che fermerà il degrado ed eviterà la cancellazione della memoria storica, consegnando alla comunità algherese un museo a cielo aperto che ridimensiona in modo del tutto sostenibile le previste attività di ristoro e pernottamento secondo le logiche tipiche dei rifugi di montagna. Si tratta di un chiaro esempio che coniuga le finalità conservazionistiche e la tutela ambientale con lo sviluppo locale, creando occasioni di impresa e di occupazione, non solo per i giovani imprenditori della cooperativa, ma per un indotto locale di giovani algheresi che avranno la possibilità di collaborare col Parco» concludono Tilocca, mariani e il Cda.



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