Antonello Muroni
16 marzo 2021
L'opinione di Antonello Muroni
Situazione mondo dello sport è drammatica
La situazione è drammatica: dodici mesi di chiusura. Se, per le giustificate esigenze di salute pubblica, il fermo di tutte le attività sportive proseguirà ancora a lungo, vi sarà il collasso sistemico del settore. Inutile girarci intorno: sono 164mila gli operatori sportivi, ovvero allenatori, istruttori, preparatori atletici, dirigenti, amministrativi che da dicembre, dopo il Bonus dedicato, non hanno più alcuna entrata economica. Lo sport, nel nostro Paese, genera, su base annua, un valore della produzione (impatto economico “diretto”) superiore ai 30miliardi di euro, contribuendo al prodotto interno lordo per l’1,9percento. Ancora più significativi i dati dell’indotto (economia indiretta). Oltre 60miliardi di euro ed una percentuale del 3,8percento nella composizione del Pil nazionale. L’ecosistema dello sport coinvolge più di 14,2milioni di persone (oltre 800mila unità solo considerando i “collaboratori sportivi”). Nello specifico, 899mila tra tecnici, dirigenti e ufficiali di gara; 5,65milioni di atleti, tra Federazioni e Discipline sportive associate, e 7,71milioni di praticanti considerando anche gli Enti di promozione sportiva. Soltanto i tesserati delle Fsn/Dsa rappresentano il 9,6percento della popolazione tricolore. Lo sport è un’industria, un contenitore socio-economico, di assoluta rilevanza per il Sistema Italia. Ecco perché non ci si può permettere, proprio in questa crisi contingente, di perdere una ricchezza costruita e consolidata negli anni.
Attualmente, la situazione del mondo dello sport è drammatica. Il settore sportivo vive da lungo tempo una crisi economica prolungata, poiché non ci sono risorse lontanamente sufficienti da investirvi. Ma il Coronavirus sta trasformando drammaticamente la disoccupazione (o la precarietà) cronica del settore in disoccupazione sistemica, ovvero irreversibile. La chiusura a tempo indeterminato di palestre, campi all'aperto e strutture sportive sta comportando e comporterà guadagni zero per lungo tempo per tutti coloro che vi lavorano e che non sono integrati da forme contrattuali di tutela pubblica. Non c’è un livellamento al ribasso dei guadagni. C’è l’azzeramento. Prima guadagnavi poco, ma comunque sopravvivevi. Ora, e per un tempo indeterminato, guadagni zero. Le vittime economiche saranno tantissime. Il tutto fa sì che se non interverranno dei ristori veri e non delle elemosine, muore lo sport in Italia, ma non solo quello dei campioni, ma sopratutto quello dell'attività motoria dei cittadini. Lo sport in Italia lo si fa solo grazie alle sssociazioni sportive, non lo si fa nella scuola, e i Comuni non hanno fondi per gestire politiche sullo sport. Lo sport va avanti solo grazie all'attività delle associazioni sportive. Ci sono milioni di cittadini che fanno attività sportiva grazie alle associazioni sportive. Lo sport sta lentamente morendo, ripeto non lo sport dei grandi campioni, ma è l'attività motoria dei cittadini che sta lentamente morendo.
Non è vittimismo, non è piagnisteo per ricevere il misericordioso assistenzialismo statale. E' la realtà. Senza misure anti-recessive coraggiose e concrete del Governo da attuare subito, sopravvivranno soltanto i dipendenti pubblici garantiti. Il Governo ascolti il mondo dello sport di base: non serve rinviare l’Iva e le tasse, perché, se non guadagni nulla, quale Iva versi e quali tasse potrai pagare? Lo Stato dovrebbe garantire la dignità di vivere e riprendersi a tutti i suoi cittadini: senza salute non si lavora, ma lo stesso lavoro, a queste condizioni, porta via salute fisica e sanità mentale. Non ci si ammala solo di Coronavirus. Senza misure straordinarie, che sono urgentissime, prepariamoci a un biennio 2021-22 costellato, ahimè, di morti per virus e di vittime economiche sul lavoro. In tutti i campi.
* presidente regionale Federazione nazionale degli operatori sportivi Ugl
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