Per il giovane marocchino, è stata eseguita la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel territorio comunale di Tortolì e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, con l’obbligo di non allontanarsi dalla propria abitazione dalle 21 alle 7
TORTOLI' – Martedì pomeriggio, è stata eseguita, nei confronti del giovane che è stato individuato come complice di Emilio Derosas nella rapina del 7 maggio 2020, la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel territorio comunale di Tortolì e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, con l’obbligo di non allontanarsi dalla propria abitazione dalle 21 alle 7. La misura è riferita, oltre che alla rapina, anche al coinvolgimento del ragazzo, un giovane di Tortolì, in fatti di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Probabilmente, la rapina ai danni di don Pirarba scaturì proprio nell’ambito degli stupefacenti, in parte (se non del tutto) motivata dalla necessità di reperire denaro per alimentare il piccolo spaccio locale, diffuso nella zona. Il ruolo del giovane marocchino nella rapina fu di mero complice nel suscitare l’uscita del parroco dalla propria abitazione, così consentendo a Derosas (che per le Forze dell'ordine rimane l’autore dei fatti più gravi), di portare a compimento il reato.
Nonostante il ruolo minore attribuibile al giovane, il suo concorso nella rapina, sostenuto dal pubblico ministero Gualtiero Battisti nella propria richiesta cautelare, è stato riconosciuto dal giudice per le indagini preliminari Francesco Alterio. Il quadro probatorio raccolto a suo carico, in relazione alla partecipazione nel reato, è ampio e definito e tale è stato ritenuto dal gip, sulla base degli elementi esposti dal pm. Quel giorno, ad Arbatax un giovane malfattore, molto probabilmente coadiuvato da altri soggetti, travisato si introduceva nella villetta dell'anziano parroco nativo di Villagrande don Vincenzo Pirarba, per rapinarlo
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Gli indizi portarono i Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Lanusei, a una prima perquisizione di un’abitazione vicina alla casa del rapinato in cui si riteneva che dimorasse uno dei rapinatori (il giovane uomo che fu visto entrare nella casa del sacerdote e asportò la refurtiva) la sera del reato, il giovane Derosas. Nella casa, venne ritrovata una parte del “bottino”, tra cui il cosiddetto “portaviatico” (un borsello contenente oggetti sacri e strumenti per la liturgia). Il 9 giugno, i Carabinieri della Compagnia di Lanusei e della Stazione di Tortolì eseguirono il fermo, emesso dalla Procura della Repubblica di Lanusei dal sostituto procuratore Gualtiero Battisti, scattato anche perchè c'erano fondati elementi per ritenere che il giovane, che ha già abitato per alcuni anni in Spagna, avesse intenzione di fuggire per sottrarsi alle ricerche da parte dell’autorità giudiziaria. Il 19enne di Orosei Emilio Derosas fu così accompagnato nel carcere di Uta
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L’analisi degli impianti di videosorveglianza ha permesso di ricostruire i movimenti del rapinatore; le testimonianze dei vicini e dei familiari, risultate discordanti, hanno subito indirizzato le indagini. Il ritrovamento della refurtiva con il riconoscimento da parte di Don Pirarba del materiale con precise indicazione di dove le avesse acquistate. L’individuazione fotografica del giovane e il ritrovamento degli indumenti utilizzati, intrisi di molteplici peli di gatto, magari gli stessi presenti dalla zia, sono stati altri efficaci elementi affinché la Procura della Repubblica del Tribunale di Lanusei emettesse un decreto di fermo di indiziato l'8 giugno, a un mese dalla rapina. Proprio in onore e con il pensiero rivolto all’anziano parroco, deceduto il 10 dicembre 2020, i militari della Stazione di Tortolì e della Sezione Operativa hanno composto l’ulteriore tassello del puzzle con la cattura del complice, un 20enne di Tortolì, già noto alle Forze dell'ordine.