Luciano Uras
12 gennaio 2021
L'opinione di Luciano Uras
Piano casa, stop ai seminterrati tombe
Oggi verrà approvato in Consiglio regionale l'articolo 5 del cosiddetto “Piano casa”, quello che rende abitabili i seminterrati. La Sardegna è al bivio. Può scegliere il progresso della riconversione ecologica, la qualità dell'ambiente, il rispetto del suo paesaggio di pregio, oppure il consumo del territorio, l'urbanistica del cemento inutile, i pericoli, tragici, del dissesto idrogeologico. Aggiungo che la Regione rischia di perdere, con questa legge, qualunque autorevolezza ad opporsi alla pretesa nazionale di costringere l'Isola alla funzione di discarica dei rifiuti pericolosi, delle scorie nucleari. Chi non ha rispetto per primo per il proprio territorio non sarà mai capace di difenderlo.
Oggi, inoltre, in piena pandemia, con tante persone che rischiano e perdono la vita, non essere capaci di una riflessione rispettosa dell'esistenza delle persone mettendola oggettivamente a repentaglio di eventi calamitosi, così com'è ampiamente dimostrato da quanto accaduto in passato, è veramente incomprensibile. L'articolo n.5 è, quindi, anche una tragedia annunciata, uno schiaffo alla sofferenza, a pochi mesi dall’ennesimo evento alluvionale che ha colpito il nostro Paese e la Sardegna. Il Cnr-Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica consegna dati inconfutabili. Gli eventi di frana e di inondazione dal 1970 al 2019, hanno colpito tutte le Regioni, 2.139 Comuni, causando 1.629 tra morti e dispersi, 1.934 feriti, e 320.178 tra evacuati e senza tetto. La storia recente ci racconta di un aumento dei fenomeni estremi, precipitazioni torrenziali concentrate nello spazio e nel tempo, nubifragi connessi ai progressivi cambiamenti climatici. La proposta di legge dell'attuale assessore sardista dell'Urbanistica, con la quale si tenta di legittimare seminterrati a fine abitativo, non appare solo anacronistica, è irresponsabile. Varrebbe la pena ricordare le tante vittime, anche quelle delle alluvioni sarde di Capoterra e di Olbia/Arzachena, per sollevare una reazione di civiltà. Un “no” assoluto a quell’obbrobrio normativo.
Ricordo che, ascoltato in Parlamento sull’alluvione sarda, Franco Gabrielli, allora capo della Protezione civile, una delle più autorevoli ed esperte professionalità dello Stato, ebbe modo di avvertire che, “mancava una diffusa cultura di protezione civile”, e dell'esigenza di un “patto sociale” tra cittadini e Istituzioni. E aggiungeva, l’evento che ha colpito l'Isola è stato certamente eccezionale, (anche quello di Bitti lo è) e aggiungeva “considero criminale che si consenta l'abitabilità dei seminterrati”, soprattutto in zone a rischio esondazione: perché questi sono i presupposti “che ci portano a raccattare morti in giro per l'Italia”. Il “patto” di cui abbiamo bisogno tutti è proprio quello della responsabilità, della priorità del bene comune sull'interesse privato, dell'investimento per la manutenzione del territorio e la prevenzione dei disastri, piuttosto che quello obbligato, destinato a ripagare i danni. Rimanga agli atti la totale e intransigente opposizione delle forze democratiche sarde. Oggi, quando sarà consumata l'ennesima prepotenza di questa Maggioranza contro il nostro popolo, diventerà ancora più urgente il rafforzamento politico delle Opposizioni, la indispensabile costruzione di una rete organizzata progressista ed ecologista, capace di promuovere un'ampia adesione popolare al necessario progetto di “Rinascita”. Non è più il tempo delle attese, delle sterili difese di posizione, è il tempo del coraggio e della determinazione.
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