Carlo Mannoni
28 dicembre 2020
L'opinione di Carlo Mannoni
I fuochi di Cap d’Any
Scrisse il filosofo e alchimista Francesco Bacone nel 1247, che con la polvere da sparo “si possono generare tuoni e lampi in aria molto più orribili di quelli operati dalla natura, giacché una piccola quantità acconciamente preparata e di volume di un pollice, rumoreggia e lampeggia in modo straordinario”. Non è stato lui a inventare i fuochi d’artificio, ma ebbe il merito di importare dalla Cina la preziosa polvere nera esplodente e quando restiamo col naso in su a guardare il cielo, rapiti dalle mirabolanti e fantasmagoriche esplosioni, ricordiamo che ciò che vediamo è un po’ anche opera del noto filosofo inglese del XIII secolo.
In questo fine d’anno i fuochi non ci saranno per ovvie ragioni. Mancano due cose: la festa e l’umanità. O meglio, la festa ci sarà, ma sarà una festa privata, non comunitaria, e le persone trascorreranno la fatidica mezzanotte che segna il passaggio dal vecchio al nuovo anno standosene rincucciate, è il caso di dirlo, nelle loro case al riparo dal male che ci assedia. Mancherà, quindi, anche l’umanità. Alghero, che ha fatto dei fuochi d’artificio l’emblema del Cap d’Any, inventato con una felice intuizione una ventina di anni fa, non farà eccezione. Non ci saranno i “botti”, ma mancherà soprattutto la gente ad animare festosa le vie del centro storico e la passeggiata Bousquet. A parte il rilevantissimo danno economico, avremo strade e passeggiate deserte e il cielo della notte della Riviera del corallo attenderà invano quel quarto d’ora di sana follia collettiva a cui si era ormai abituato allo scadere della mezzanotte del 31 dicembre di ogni anno. Non se ne dorrà il cielo della notte di Ferragosto, un tempo signore assoluto dei fuochi d’artificio ad Alghero e poi soppiantato senza neanche una scusa da quello algherese della notte di San Silvestro.
Quest’anno, il Comune di Alghero ha costruito per stato di necessità un Cap d’Any mediatico, con spettacoli vari e manifestazioni da godersi via internet tra le pareti di casa. Ha puntato inoltre a rivestire di colori sgargianti, come fossero mantelli luminescenti, alcuni suoi significativi monumenti come le torri, le mura e qualche chiesa. E' una moda che si è diffusa tra le città e i paesi e oggi un buon proiettore ti cambia il mondo. E' come quel tema ad argomento libero che talvolta il professore di italiano annoiato ci dava a scuola. Così i Comuni si sono sbizzarriti in libertà in questi fantasiosi rivestimenti o travestimenti cromatici che, a pensarci bene, sono una impalbabile e momentanea, seppur appagante, illusione.
Così come sono in fondo un’illusione, se ciò ci può consolare, anche i fuochi d’artificio; una salutare ubriacatura alla quale ogni anno ci si è lasciati andare con piacere. Per questo mancheranno ai bambini come ai grandi, non neghiamolo. Essi simboleggiano il “dì di festa” che tutti desideriamo e aspettiamo da sempre. Ma che tristezza e smarrimento quel silenzio improvviso al cessare del crepitio e allo spegnersi dell’ultimo fuoco sospeso nell’aria, il momento che segna il confine tra il fantastico e l’ordinario fluire della vita che continua. Un’umanità che si fa bambina vorrebbe ogni volta la prosecuzione del gioco, ma non c’è più il padre generoso della fanciullezza ad accontentarla e il gioco stesso si conclude. Al prossimo anno, si era detto lo scorso anno, e invece! Chissà, avendo noi ormai perso la visione delle stelle a causa dell’inquinamento luminoso, forse un domani si riuscirà con la tecnica a trasformare i cieli notturni delle nostre città in impalpabili e giganteschi schermi e ogni notte, sollevando lo sguardo, godremo di un meraviglioso sfavillio di colori sempre diverso. L’uomo ha continuamente bisogno di nuove emozioni e, premendo un pulsante del super tecnologico proiettore, la sua vita si trasformerà in un Cinema Paradiso e dei fuochi artificiali forse non si sentirà più la mancanza.
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