Red
19 novembre 2020
Città metropolitana con 72 Comuni: la Confartigianato non ci sta
Il Direttivo di Confartigianato imprese sud Sardegna esprime preoccupazione per gli effetti che alcune decisioni assunte recentemente dal Consiglio regionale potrebbero avere con l’ampliamento della Città metropolitana di Cagliari a settantadue Comuni
CAGLIARI - «Come d’altra parte già ha fatto all’unanimità il Consiglio metropolitano, l’associazione invita tutti i componenti il Consiglio regionale a riconsiderare quanto previsto nella proposta di legge unificata e a fare un supplemento di riflessione affinché si minimizzi il rischio che con queste norme possano essere vanificati i percorsi e gli sforzi di razionalizzazione amministrativa recentemente compiuti. Pur ritenendo auspicabili degli interventi di aggiustamento su alcune anomalie che hanno visto rimanere fuori dalla Città metropolitana territori contigui che da sempre hanno fatto parte del tessuto socio-economico dell’area urbana di Cagliari, e che comprensibilmente aspirano a farne parte in maniera organica, altre inclusioni rischiano di diventare forzature poco opportune».
A dichiararlo sono i membri del Direttivo di Confartigianaro imprese sud Sardegna, che proseguono: «Una riforma degli Enti locali dovrebbe assicurare (per le competenze proprie e rispetto alla situazione precedente) una organizzazione dell’amministrazione della cosa pubblica più efficiente e un’azione amministrativa più efficace. La preoccupazione che Confartigianato imprese sud Sardegna esprime è che il testo in discussione, soprattutto per la parte che riguarda l’ampliamento eccessivo e poco motivato/spiegato della Città metropolitana di Cagliari, rischierebbe di rendere meno efficiente l’attuale organizzazione, senza peraltro migliorare in maniera sensibile la globale situazione dei comuni più lontani in essa inglobati ex lege».
Confartigianato Imprese Sud Sardegna chiude con un’ultima annotazione più generale: «Forse sarebbe opportuno non dimenticare che in un passato non molto lontano la materia delle Autonomie locali ha acceso discussioni non solo tra gli scranni del Consiglio regionale, ma anche tra i cittadini sardi, che, a una precisa domanda, si sono espressi in maniera decisa su un riassetto amministrativo che prevedeva il superamento delle Province come Ente locale intermedio. Oggi, senza un dibattito pubblico altrettanto trasparente, dal quale potrebbero scaturire ulteriori e convincenti spiegazioni per una inversione di marcia rispetto a quella indicazione popolare, qualunque provvedimento correrebbe il rischio di apparire poco condiviso e quindi poco comprensibile da parte dei cittadini sardi».
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