Antonello Peru
19 novembre 2020
L'opinione di Antonello Peru
Prepariamoci a far ripartire la Sardegna
Affrontiamo l’emergenza, ma prepariamoci anche a far ripartire la Sardegna. In questo momento, lo sforzo comune è volto a contenere quanto più possibile gli effetti della pandemia. Dobbiamo però iniziare anche a guardare avanti con ottimismo e a pensare a come costruire un nuovo futuro. Quello che ci aspetta sarà per certi versi l’anno zero della nostra economia, ma solo se sapremo coglierne le opportunità. Ottimismo e sguardo rivolto al presente per ridisegnare il domani. Dobbiamo essere sempre pronti, perché la vita ci riserva tante sorprese e quando questo accade, forse significa che la vita stessa ci sta dicendo qualcosa. Questo momento storico ha stravolto il pianeta, chi più, chi meno, ma siamo tutti colpiti. Io stesso, in questo momento, sono positivo al virus, però penso che proprio nelle situazioni più delicate e difficili diventa indispensabile iniziare a pensare ad una rinascita. Lo dobbiamo fare tutti, ognuno per il proprio ruolo e ognuno con il proprio impegno, così come lo devono fare le nostre Istituzioni.
In questo momento, è certamente prioritario potenziare i nostri servizi territoriali impegnati nelle attività di contact tracing per avere in tempo quasi reale una mappa dei contagi, individuando tempestivamente i casi di positività e isolando tutti i possibili contatti stretti. Subito dopo, si potrà avviare un piano di rilancio dell’economia e dell’occupazione nella nostra Regione. Sono convinto, a questo proposito, che la chiave di volta stia in uno sviluppo integrato di tutti i nostri settori cardine e trainanti: il turismo insieme al sistema agroalimentare, le coste e i litorali insieme alle zone interne. Il sistema agroalimentare sardo, anche nel momento peggiore della crisi, è quello che forse più di tutti ha retto sotto il profilo economico, ma buona parte dei ricavi sono andati fuori dalla Sardegna. Questo non può e non deve continuare ad avvenire. I sardi ogni anno spendono 5miliardi di euro per acquistare prodotti agroalimentari. Solo poco più di un miliardo è prodotto da aziende sarde, mentre i restanti 3miliardi e mezzo di euro li importiamo. Solo un prodotto su cinque di quelli venduti è sardo. Le persone che oggi lavorano in Sardegna nel settore sono circa 36mila, questo vuol dire che potenzialmente possiamo creare non meno di 60mila nuovi posti di lavoro.
Abbiamo la fortuna di avere condizioni ambientali ideali, professionalità, eccellenze, tradizione e cultura in questo settore, eppure non riusciamo neanche ad avvicinare l’obiettivo di essere autosufficienti. Ma dobbiamo anche tutelare concretamente i nostri prodotti che subiscono la concorrenza sleale dei produttori esteri. In Sardegna arrivano prodotti realizzati in zone dell’Europa e del mondo nelle quali non vengono osservate tutte le rigide prescrizioni italiane. Questo non deve più avvenire, bisogna anche aumentare i controlli, tutelando così la salute dei sardi e non penalizzando i nostri prodotti. Ci deve essere un totale cambio di mentalità e azioni immediate, sfruttando anche le occasioni di finanziamento europeo come lo stesso Recovery found. Solo così potremo raggiungere un doppio grande obiettivo: rilanciare economia ed occupazione e tutelare la salute dei sardi.
* consigliere regionale del Gruppo Cambiamo Udc
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