Marcello Simula
26 giugno 2003
Non lasciamo che la Pace diventi solo una tendenza
È brutto e squallido dire che la pace sta diventando una moda, ma sarebbe un´ignominia non voler rendersene conto. Per il bene della Pace stessa.
In tutto il mondo sfilano per le vie cortei dipinti di sorrisi, sfilate multicolore sostenute da cori che, quando non si fermano agli insulti politici, innalzano al cielo richieste legittime di una pace nel mondo. È questo un fenomeno che piace agli occhi e allo spirito, che colpisce i sentimenti e alleggerisce il cuore. Ma è allo stesso momento un pericolo, perché questi sentimenti attingono alla parte più irrazionale delle persone. Il messaggio di pace non è più esito di un processo eternamente dinamico di civilizzazione, ma rischia di essere semplicemente assunto come un assioma immediato, che diventa quasi scontato. Nel momento stesso in cui si presenta sotto forma di slogan un principio perde il suo significato originario. Esso non è il risultato di un cammino intellettuale, ma viene interiorizzato come un ideale che supera la critica della ragione attraverso la quale nel tempo è stato raggiunto e conquistato. Lo slogan si serve delle nostre pulsioni più istintuali, e con sé porta eternamente il pericolo che a suo tempo caratterizzò le tristi ideologie novecentesche. Il pericolo, cioè, di sottomettere l´uomo pensante all´assolutismo intellettuale di una verità estranea che tuttavia lo coinvolge. Non serve combattere l´irrazionalismo del terrorismo fondamentalista con un altro irrazionalismo bellico. Ma allo stesso tempo, quasi in un circolo vizioso, non si può lasciarsi andare in un ritorno alla pace che non passi al vaglio della ragione. Se non si tiene bene in conto del cammino necessario alla sua conquista, la pace perderà il suo vero spirito, e la semplice parola "pace" potrebbe essere deformata tanto fino a non riguardare minimamente le problematiche attuali che effettivamente – e disperatamente – la invocano.
È brutto e squallido dire che la pace sta diventando una moda. Ma sarebbe un´ignominia non voler rendersene conto. Per il bene della Pace stessa. Nella babele del linguaggio odierna dei media vi è una sempre maggiore tendenza a privare le parole del loro significato primario, a spogliarle della loro intima essenza. Si finisce molto spesso per associarle a ideali immaginifici, astratti luoghi mentali che lasciano il tempo che trovano nel contesto sociale – che diventa così il campo di un´eterna nostalgia.
I media televisivi, a livello giovanile, stanno di fatto avanzando questo quadro che presenta sempre più la pace come status simbol. È e rimane importante l´adesione alle marce, ma bisogna stare attenti a non lasciare che l´esser per la pace diventi una tendenza, perché davvero in tal caso si rivelerebbe una pace vuota e sterile.
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