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Carlo Mannoni 14 ottobre 2020
L'opinione di Carlo Mannoni
Alghero, giovani studenti di oggi e di ieri
<i>Alghero, giovani studenti di oggi e di ieri</i>

Appena letto: “Alghero, autoscontro con i banchi sulle ruote: sospesi 5 studenti dell'Alberghiero”. Dieci giorni di sospensione, questa la sanzione applicata dal dirigente scolastico. Il fatto in sé farebbe sorridere anche se la scuola non è un autoscontro, ma ciò che è grave sono la negligenza e l’irresponsabilità che rischiano di fare del male, in questo momento di ripresa del coronavirus, non solo a noi stessi ma soprattutto al nostro prossimo. Quasi sessant’anni fa, sempre ad Alghero, accadde qualcosa di simile con altrettanti cinque giovani che oggi ben potrebbero essere i nonni dei ragazzi dell’Alberghiero, ma chissà quante storie analoghe di allora avrebbero da raccontare i miei coetanei.

Inverno del 1962, quinta ginnasio del Liceo Ginnasio Manno. Nei minuti di intervallo tra una lezione e l'altra, in uno sprazzo di scapigliata allegria nella severa mattinata di studio, in cinque mettemmo in scena un balletto, intonando la canzone di Dario Fo e Franca Rame che in quel momento imperversava con Canzonissima. Una canzone irriverente nei confronti del potere che a noi piaceva tanto: ...Su cantiam, su cantiam/Evitiamo di pensar/Per non polemizzar/Mettiamoci a ballar/Su cantiam, su cantiam/Evitiamo di pensar/Per non polemizzar/Mettiamoci a ballar... Canzonissima era una splendida trasmissione del sabato sera, basata tutta sulla leggerezza dello spirito come le mille bolle blu della Mina di allora, durante la quale il popolo italiano metteva da parte i propri problemi, cullato dalle note delle canzoni più in voga e distratto dagli sketch comici, e Dario Fo e Franca Rame ne avevano tratto il loro irriverente ricamo, invitando tutti a riappropriarsi del pensiero critico.

A Roma governava un monocolore DC guidato da Amintore Fanfani, ma il PSI era già nell’anticamera e col governo successivo, presieduto dallo stesso “cavallo di razza”, ci sarebbe stata nello stesso anno la nazionalizzazione dell’energia elettrica. Come andò la storia degli studentelli? Il bidello di turno, per niente coinvolto dal nostro cantare e ballare, entrò di colpo nella classe e ci segnalò al preside, il severo professor Macciotta, che ci ricevette con tono burbero e con atteggiamento punitivo. Ma dopo aver sentito le nostre ragioni che io, vincendo la mia ritrosia e timidezza, gli esposi, ci perdonò.
Due anni dopo, nel gennaio del 1964, il nostro severo ma comprensivo preside, non poté fare a meno di applicare, regolamenti alla mano, la temuta punizione quando l’intero Liceo Ginnasio, con poche eccezioni, si astenne per un giorno dalle lezioni, per protestare contro la mancata accensione dei termosifoni, la stessa mattina in cui l’impianto di riscaldamento venne avviato!

Fummo puniti con tre giorni di sospensione collettiva senza obbligo di frequenza: una sanzione priva di effetti pratici, se non quella di farci trascorrere tre memorabili mattinate di svago tra balli nei localini privati del centro storico e passeggiate sul lungomare a godere del sole e del mare che le “secche” di gennaio generosamente ci offrivano. Oggi i giovani sono “altra cosa” rispetto alla gioventù di allora. In molti non sanno nulla né della Democrazia Cristiana né di Amintore Fanfani e pensano che l’energia elettrica sia stata nazionalizzata da sempre. Hanno però la fortuna di poter contare sui progressi della scienza medica che in questi sessant’anni ha fatto passi da gigante e che, pur nelle apprensioni del momento, ci dà speranza di venir fuori da questa tremenda epidemia. E non è banale considerare che, se ciò che accade oggi fosse successo allora, non pochi di noi, giovani di quel tempo, oggi non saremmo qui a raccontarlo.



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