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Giovanni Baldassarre Spano 6 ottobre 2020
L'opinione di Giovanni Baldassarre Spano
Covid-19, in gioco c´è la vita
<i>Covid-19, in gioco c´è la vita</i>

La situazione attuale, legata all’aumento progressivo dei casi censiti di infezioni da Covid-19, vissuta dall’Isola in questo momento, merita qualche e doverosa considerazione. La prima di esse fa riferimento alle ripercussioni dirette che questo incremento può arrecare all’ordinaria attività sanitaria, già pesantemente colpita. Ad oggi, infatti, si riscontrano sempre più testimonianze di tempistiche di attesa assolutamente snervati per l’utenza, che spesso, visto il bene in ballo, decide obtorto collo di rivolgersi ai più celeri professionisti privati, con consistenti ripercussioni nel bilancio familiare. Come rilevato in più occasioni, lo status quo non è stato causato unicamente dal passato periodo di lockdown, ma da un lento progressivo diradamento delle risorse a disposizione del sistema sanitario, portando l’offerta a livelli appena sufficienti rispetto alla domanda. Ora, urge un’assoluta rapidità nell’invertire la rotta. A riguardo, le risorse sono disponibili e anche le procedure specifiche sono state semplificate da recenti interventi legislativi nazionali e determinazioni regionali. Tuttavia, i tempi tra il disposto ed il realizzato sono ancora drammaticamente lunghi. Resta comunque un danno non facilmente recuperabile, anzi direi impossibile: la mancanza cronica di specialisti e professionisti sanitari in genere. Assumere queste figure, carenti nel loro numero, non è come acquistare materiali, poiché la formazione di uno specialista è un lento percorso che non può essere fatto su due piedi.

Ulteriori considerazioni vanno espresse in merito alla forse eccessiva sottovalutazione della dinamica pandemica fatta da taluna politica sino ad almeno alla metà di agosto scorso. La Sardegna ha vissuto in tempi precedenti la presenza di pochi casi, fino a far risuonare troppo spesso lo slogan “Covid free”, usato anche nella nostra Alghero. Forse questa eccessiva certezza ha danneggiato, a personale avviso, il sistema di prevenzione, abbassando irragionevolmente la guardia, mentre 7milioni di visitatori, incontrollati e che per via del numero sarebbero stati comunque incontrollabili, circolavano nel nostro territorio. All’insegna del “dobbiamo vivere e lavorare”, troppe leggerezze hanno avuto luogo, immortalate senza ritegno e pubblicate sui social di ogni tipo. In questo ha inciso anche taluna politica che, per interesse elettorale, ha cercato sin da subito dopo la fine del lockdown di vanificare qualunque sacrificio posto in essere, arrivando a legittimare anche il negazionismo. Ora però facciamo i conti con tutto questo, ma la filosofia del dopo non ha usi pratici se non rilevare i propri errori. Purtroppo so di non essere popolare o apprezzato da molti per queste considerazioni, ma il contrasto dell’emergenza pandemica è un dovere che ricade su ogni individuo al fine di tutelare la società, specie i soggetti più deboli che in essa confidano. C’è veramente tanto in gioco come vite umane, funzionamento del sistema sanitario, tenuta del tessuto economico e tutela delle attività produttive, ecc.

È difficile? Si ovviamente, poiché esige comportamenti prudenti e disciplinati, che tuttavia per quanto insignificanti vengono ad essere considerati insopportabili da molti. Taluni reclamano misure ferree verso chi viola le disposizioni o le cautele da tenere. Personalmente sostengo che questa non sia la vera soluzione. La repressione sistematica oltre che essere impossibile rischia di creare problemi di ordine pubblico, considerato ormai il danno fatto dai cattivi maestri che hanno convinto molti a disconoscere l’importanza stessa delle misure anti pandemiche. Queste ultime per essere efficaci devono essere interiorizzate e ritenute necessarie, poiché assistiamo a quali siano gli effetti nel resto del mondo e d’Europa del non fatto al momento opportuno. Termino queste riflessioni trattando un ulteriore aspetto in merito alla gestione pandemica nel territorio isolano. La strada da intraprendere dovrebbe essere quella di intensificare massicciamente le misure di ricerca del virus in modo da anticiparlo e creare per quanto possibile delle condizioni idonee a rallentarlo. Attuare questo dovrebbe essere la priorità al fine di garantire la tenuta del sistema sanitario sardo, poiché un’escalation dei casi non sarebbe sostenibile in quanto non possediamo le risorse delle regioni del nord Italia.

* portavoce del Comitato Uniti contro la chiusura dell’Ospedale Marino e del gruppo Poder popular per Alghero
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