Red
7 settembre 2020
«In 10 anni dimezzati dipendenti Assessorato»
A lanciare l’allarme è Coldiretti Sardegna, che denuncia gravi ripercussioni per il comparto agricolo a causa di un sistema contraddittorio, che presenta pesanti lacune nei punti nevralgici pur contando nell’intero sistema circa 1800 dipendenti
CAGLIARI - «In dieci anni, l’Assessorato all’Agricoltura ha quasi dimezzato il numero dei propri dipendenti, con un conseguente innalzamento della età media. Stessa situazione nelle tre agenzie agricole Agris, Laore e Argea, in particolare in quest’ultima, braccio operativo dell’Assessorato per la gestione degli aiuti regionali e comunitari». A lanciare l’allarme è Coldiretti Sardegna, che denuncia gravi ripercussioni per il comparto agricolo a causa di un sistema contraddittorio, che presenta pesanti lacune nei punti nevralgici pur contando nell’intero sistema circa 1800 dipendenti: «serve una rivoluzione intelligente con una equa distribuzione e formazione dei dipendenti e un ammodernamento dei servizi che risponda ad una agricoltura dinamica e innovativa», dichiarano dalla sede regionale dell'associazione.
Nell’ultimo decennio, i dipendenti dell’Assessorato all’Agricoltura sono passati da più di 140 a meno di ottanta: la fuga è dovuta innanzitutto agli effetti delle più favorevoli norme sui pensionamenti (“quota 100”) e anche al fatto che più di una ventina hanno ottenuto il trasferimento in altri Assessorati. Una situazione drammatica, aggravata dal fatto che oltre ad essere sguarnita, la struttura si ritrova con i pochi dipendenti rimanenti vicini alla pensione. La situazione non migliora nelle tre agenzie regionali agricole. In Argea la situazione più difficile, in quanto oltre ad essere pochi e la maggior parte dei quali prossimi al pensionamento, si ritrova un coacervo di dipendenti molti dei quali provenienti da altri comparti e “prestati”.
«Un sistema statico e difforme – secondo Coldiretti Sardegna - che oltre a ritrovarsi con un organico non adeguato nel motore (l’Assessorato all’Agricoltura) e nel braccio operativo (Argea) non garantisce né i servizi essenziali (es. bandi ridotti al minimo: oggi un agricoltore può presentare domanda per investimenti una sola volta ogni sette anni; continue proroghe; tempi di risposta per le domande lunghissimi), né i nuovi bandi richiesti da una nuova agricoltura dinamica, tecnologica e creativa. Inoltre si presenta spesso contradditoria sia nelle decisioni che nei tempi: una domanda per lo stesso tipo di incentivo assume interpretazioni e tempi di istruzione difformi a seconda dell’ufficio, con Argea Cagliari caso limite». Questa situazione di emergenza incentiva anche le logiche della cosiddetta amministrazione ”difensiva”, quella che cerca di limitare le proprie responsabilità aggravando l’insicurezza e instabilità nelle imprese agricole. «Questi numeri purtroppo confermano una situazione che stiamo denunciando da tempo – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – L’agricoltura, al centro di tutti i programmi politici, si posiziona invece in ultima fascia quando si tratta di fare delle scelte e programmare concretamente».
Coldiretti Sardegna auspica una rivoluzione intelligente del sistema agricoltura, che oggi presenta contraddittorietà paradossali. «Oltre ai concorsi, servirebbe una profonda rimodulazione dei servizi anche negli Enti agricoli – spiega il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba - Alcuni servizi sono superati, altri da rivedere e altri ancora da creare ex novo in una logica di vicinanza alle aziende agricole e alle loro attuali esigenze. Occorre, inoltre, potenziare e ridare centralità all’Assessorato all’Agricoltura, che dovrebbe svolgere il ruolo di guida del sistema dando gli strumenti, attraverso una fotografia reale di tutti i settori agricoli con dati e potenzialità dei vari settori, oltre che per adeguare i servizi, per poter scrivere bandi in modo efficace ed utili per la crescita del sistema agricolo». Per questo, «è improcrastinabile la riorganizzazione del sistema con interventi strutturali guidati da una visione a medio lungo termine – afferma Cualbu - Non si può continuare a navigare a vista con interventi tampone che, fuori da una programmazione, si riducono a dei palliativi fini a se stessi pagati a caro prezzo».
Nella foto: il presidente Battista Cualbu
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