«Ci vorranno quindici anni per ricostruire i boschi devastati», dichiara il presidente della Coldiretti nord Sardegna Battista Calbu che, nei giorni scorsi, ha firmato la lettera inviata alla Regione per chiedere il riconoscimento dello stato di calamità naturale per evento eccezionale catastrofico
SASSARI - La mano incendiaria anche quest’anno sta devastando la Sardegna, mettendo in pericolo vite, lavoro e ambiente. A pagare a caro prezzo la piaga degli incendi sono le aziende agricole, esposte in prima linea a questa calamità. Anche gli ultimi incendi del fine settimana che hanno interessato il nord Sardegna, ed in particolare quello di Loiri Porto San Paolo
[LEGGI], hanno causato ingenti danni alle aziende agricole con la perdita di pascoli, scorte foraggere, recinzioni e danni ai boschi. «Il mio umore in questi giorni è nero come le colline e i pascoli divorati dal fuoco – afferma il presidente Coldiretti della sezione di Trinità D’Agultu Sebastiano Suelzu, che ha visto nei giorni scorsi bruciare i terreni della sua azienda - Ho visto, e non è purtroppo la prima volta, tanto lavoro e tanti sacrifici andati letteralmente in fumo. Dovrò fare nuovi investimenti per recinzioni e acquisto di foraggio per sopperire alla mancanza di pascolo. Spero che chi ha provocato tutto questo venga assicurato alla giustizia».
La macchina della solidarietà del mondo agricolo è sempre pronta per cercare di alleviare le perdite dei colleghi. «Ma è chiaro che non basta, perché il fuoco provoca tante perdite», afferma il presidente di Coldiretti nord Sardegna Battista Cualbu che, nei giorni scorsi, ha firmato, come presidente regionale dell’Organizzazione agricola, la lettera inviata al presidente della Regione autonoma della Sardegna Christian Solinas e agli assessori regionali all’Ambiente Gianni Lampis e all' Agricoltura Gabriella Murgia per chiedere il riconoscimento dello stato di calamità naturale per evento eccezionale catastrofico. Anche quest’anno, i numerosi incendi (il 60percento dei quali, secondo una stima Coldiretti, sono di origine dolosa) hanno colpito duramente in tutto il territorio regionale numerose aziende agricole distruggendo ettari di sugherete, olivi, pascoli, scorte di foraggio, strutture (capannoni, case coloniche, recinzioni, impianti di irrigazione) e causato la morte di numerosi capi di bestiame (ovini, bovini ed equini). «Alla Regione – ricorda Cualbu - abbiamo chiesto l’attivazione degli aiuti previsti dal Psr con la sottomisura 8.3: (“Sostegno alla prevenzione dei danni arrecati alle foreste da incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici”) e dalla misura 5.2.1 (“Sostegno investimenti in azioni di ripristino”) per garantire in tempi brevissimi il ripristino dei danni e la ripresa ordinaria dell’attività agricola».
Ogni anno, gli incendi trasformano in cenere anche centinaia di ettari di bosco, mettendo a rischio uno dei polmoni forestali più importanti d’Italia, quello sardo che rappresenta l’11percento dell’intero patrimonio nazionale. Oltre il 50percento della superficie sarda è occupata infatti dal bosco (la media nazionale è di poco sotto il 35percento). Per ricostituire i boschi ridotti in cenere, ci vorranno fino a quindici anni, è la stima di Coldiretti. «Un costo drammatico – conclude il direttore di Coldiretti nord Sardegna Ermanno Mazzetti - Come abbiamo chiesto a livello nazionale occorre investire in prevenzione, sorveglianza e soprattutto in educazione ambientale sul valore inestimabile di un patrimonio determinante per la biodiversità e per la stabilità idrogeologica del territorio. Ed un ruolo di primo piano può e deve essere svolto dalle aziende agricole, vere sentinelle e conoscitrici del territori».