Carlo Mannoni
20 luglio 2020
Una storia d’amore al lunapark
E´ stato lì da sempre, nell´area portuale. Dapprima te lo trovavi davanti da subito, all´inizio del porto, quasi dirimpetto alla fabbrica della Saica
Ad Alghero si è parlato ultimamente del lunapark. Il parco giochi c'è sempre stato e i nonni possono raccontare ai loro nipoti la sua storia, ripetutasi eguale a sé stessa negli anni. Il lunapark è stato lì da sempre, nell'area portuale. Dapprima te lo trovavi davanti da subito, all'inizio del porto, quasi dirimpetto alla fabbrica della Saica, oggi Piazza della Pace, con i suoi acri odori di sansa e forfurolo frammisti a quelli delle alghe nella zona di San Giovanni, di cui nessuno si curava. Poi, con l’abbattimento della stazione e l’allargamento del porto, si è spostato più avanti. Si annunciava, prima che fisicamente, attraverso la rumorosa festività della sua musica con le ultime canzoni lasciate a tutto volume al libero sentire.
E lì che in un paio di sere ascoltai il brano "Stand By Me" di Ben Kyng tante di quelle volte che sarebbe occorsa un’intera vita per pareggiarne il conto. Arrivava in primavera, come le rondini, ed al principio dell’autunno come queste andava via inseguendo il sole e la stagione estiva. Era un parente povero dell’attuale lunapark - ma tutti allora lo eravamo rispetto ad oggi - ed aveva un nome italico, “autoscontro”, ad indicare le poche pretese del tutto. L’autoscontro, appunto, i dischi volanti con la mitraglia incorporata per i finti duelli aerei, e poco altro, compresi alcuni stands con diversi giochi di abilità, tra i quali il tiro ai gessetti con la carabina, assai frequentato ed ambito per l’attraente ragazza che lo gestiva, davvero notevole non c’è che dire, alla quale i giovani a fine serata lasciavano in pegno i loro occhi e quant’altro, con la promessa di tornarvi il giorno appresso. Ma che c’entra l’amore, direte voi. Certo, l’amore non ha luoghi o tempi specifici, universale com’è. Ma la breve storia che vi racconto è vera.
Terminata la quarta ginnasio, siamo nel 1961, l’autoscontro era per i ragazzi una tappa obbligata. Si ascoltava della buona musica - Legata a un granello di sabbia di Nico Fidenco duellava nell’etere da padrona con gli altri brani del momento - e si conoscevano le ragazze, invitate da chi possedeva il necessario ardimento a qualche giro sulle le mini vetture biposto dai paraurti in gomma. Un’anteprima delle emozioni che la mitica 500 ci avrebbe offerto da lì a qualche anno. Un mio compagno di scuola si era invaghito di una bella coetanea che ogni sera frequentava il parco divertimenti con delle amiche. Anche lei era attratta da lui, lo si notava, ma l’impeto amoroso del ragazzo lo bloccava impedendogli di rivolgerle anche un semplice invito. Per diverse sere aveva provato ad avvicinarsi a lei ma invano, trattenuto dal dubbio e dalla paura di un suo possibile rifiuto. Sinché una sera decise che quella sarebbe stata l’occasione definitiva. Spese un bel po’ dei suoi risparmi nell’acquisto di un mazzetto di biglietti per l’autoscontro e mi pregò di fargli compagnia per dargli coraggio.
Ma non ci fu verso e dovetti sobbarcami infiniti giri a scrocco con le piccole auto elettriche, in attesa che si decidesse a fare l’atteso passo avanti. Lo fece solo quando i biglietti si ridussero a tre o quattro, gli ultimi. «La vita ti dà le carte e devi giocartele», gli dissi, e lui mi diede retta. Poco dopo li vidi sorridere spensierati, incuranti dei contraccolpi con le altre macchine dell’autoscontro che li prendevano di mira, quasi che il loro amore fosse stato notato dai più. Non avevano occhi che l’uno per l’altra, e facendo ritorno a casa li lasciai come ancora oggi sono, insieme, dopo quasi sessant’anni. Se l’ex compagno di classe ora legge, capirà che è a lui che mi riferisco e a quel suo magico incontro di cui sono stato involontario testimone. Quest’estate il lunapark ad Alghero non ci sarà o forse arriverà in ritardo. Anche le rondini nel loro trasmigrare qualche volta tardano o saltano un turno. Ma poi tornano.
|