Giovanni Baldassarre Spano
17 luglio 2020
L'opinione di Giovanni Baldassarre Spano
Surigheddu e Mamuntanas: il maggese senza fine
Nella recente stampa è stato evidenziato come ad Alghero, anche se ad Olmedo, si sia discusso di agricoltura. Non entrando nel tema specifico di quel pubblicizzato incontro, che forse avrebbe meritato un maggiore allargamento della platea degli astanti, data la presenza del sindaco della città, tuttavia si osserva che nonostante la vicinanza del luogo a Surigheddu e Mamuntanas, non una parola significativa sia stata spesa per questi due compendi agricoli. Queste due ex aziende sono ancora oggi un non luogo, rappresentando la testimonianza del vergognoso spreco che da più di trent’anni viene perpetrato nel Comune di Alghero. Troppe campagne elettorali hanno visto spendere il nome delle due aziende storiche senza che nessuno abbia avuto la forza o meglio la perseveranza di obbligare la Regione Sardegna a prendere dei seri provvedimenti. L’inclusione negli Anni Ottanta nel monte pascoli della Sardegna ha salvato le terre dalla liquidazione coatta, ma non dalla rapida invasione delle stesse da parte di soggetti non autorizzati al loro uso.
In questa tormentosa vicenda si inserirono anche i grandiosi sperperi per la vigilanza armata delle terre che non ha impedito in alcun modo questa “conquista” del possesso. Anche in tempi più recenti le decisioni cagliaritane hanno inciso negativamente, infatti questi beni passarono dallo status giuridico di indisponibili a quello di disponibili. La differenza? Con tale modifica le aziende potevano essere alienate. Sotto la Giunta Cappellacci iniziarono le mirabolanti proposte dell’allora assessore Prato, con progetti che principalmente destinavano l’azienda a divenire un centro benessere con campo da golf incluso. Proposte che peraltro venivano avvallate a livello locale. Fortunatamente esse non hanno avuto seguito. Dopo di questo lo scenario è stato caratterizzato dal nulla, salvo in tempi recentissimi avvenire la formalizzazione di talune transazioni con i soggetti occupanti, che hanno dato luogo a contratti di affitto di fondi rustici pluriennali per circa 300ettari di estensione complessiva. Ed ora? Ora si discute di agricoltura a pochi chilometri senza sollevare il problema. La domanda fondamentale in questo senso è perché? Perché non si chiede con forza, in tempi di risorse limitate, di mancanza di posti di lavoro, di incertezza economica nel territorio, la fine di questo sperpero? La visione politica qual è? Le centinaia di ettari, immersi in un maggese perpetuo devono essere poste a beneficio del territorio.
Auspicabile sarebbe infatti la salvaguardia della vocazione agricola del patrimonio fondiario, ma questa deve passare attraverso delle scelte e queste sono limitate. Una soluzione, quella più volte battuta, può essere l’alienazione dell’intero compendio, ma in questo senso le garanzie che abbia luogo come attività principale la finalità agricola sono ben poche. La seconda è che si ceda in affitto l’intero patrimonio per periodi pluridecennali con la possibilità di successivo acquisto. Questa opzione darebbe maggior sicurezza che l’impresa che ha già compiuto importanti investimenti nel settore agro -zootecnico possa continuare l’attività una volta divenuta proprietaria del bene. Terza ed ultima che i terreni possano assurgere nuovamente allo status di indisponibili e divenire beni ad uso civico, con vantaggio per i soggetti che risiedono nel comune di Alghero e che vogliano lavorare in agricoltura. Quest’ultima operazione potrebbe, se stimolata indurre la costituzione di consorzi agricoli locali, che condividendo l’uso dei terreni, centralizzino la gestione economica dei due compendi. Oltre che sostenere il mantenimento della finalità agricola delle aziende di Surigheddu e Mamuntanas, personalmente auspico che le centinaia di ettari che le compongano vengano ad essere inseriti in una seria filiera cerealicola del Comune di Alghero, con produzioni di grano in grado di essere credibili commercialmente. Il silenzio sulle due aziende deve finire, senza tuttavia passare da decisioni che non coinvolgano il territorio. Non possiamo accettare svendite dei beni o trasformazioni stravaganti che vedano lo stravolgimento della vocazione di queste terre. Gli algheresi hanno diritto di essere coinvolti nella gestione del proprio territorio.
* membro del Psd'az Alghero
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