Elias Vacca
30 giugno 2020
Lucio e il calcio senza pubblico
Addio a Lucio Marinaro. Un’istituzione ad Alghero nello sport e nella città, tra la gente. Se ne va un algherese doc che ha attraversato e influenzato diverse generazioni. Il ricordo di chi lo ha conosciuto e frequentato da vicino
C'è stato un tempo nel quale i giovani algheresi non praticavano un solo sport, li praticavano tutti. Era un tempo di calciatori muniti di scarpe e di virtuosi scalzi, di palloni di cuoio cuciti a mano che s'inzuppavano d'acqua e poi prova a prenderli di testa, di “palla al cesto” e di pallanuoto pionieristica. Quei ragazzi si conoscevano tutti tra loro e si ritrovavano al Mariotti, al Giordo o in acqua, al porto. Erano scampati alla guerra, non sempre nella forma fisica migliore, ma pur sempre bellissimi. C'è stato un tempo nel quale le persone s'incazzavano sul serio per dispute ideali, non necessariamente ideologiche, proprio ideali. Per questioni di principio, di appartenenza, di militanza, di cultura personale e familiare. Era un tempo nel quale essere monarchici militanti era seriamente possibile e dichiararsi comunisti, per fortuna, anche. Nel quale si distinguevano comunità politiche e famiglie di galantuomini, che restavano tali anche durante le campagne elettorali.
C'è stato un tempo nel quale esisteva solo la RAI e qua e là spuntavano come funghi emittenti private, artigianali, ruspanti, fatte di scarsi mezzi ed enormi entusiasmi. Alghero non faceva eccezione. TRC, Tele Riviera del Corallo aveva il suo mattatore. Un intervistatore-inviato-anchor man capace di intervistare Piero Angela ed un minuto dopo leggere il telegiornale in calzoncini corti. Tanto la telecamera riprendeva dal busto in su e l'estate algherese è troppo calda. Insomma c'è stato un tempo di Piazza Porta a Terra, di turiste inglesi e Campari, di forza Alghero al Mariotti, di rotonde sul mare e di mondanità, di voli charter e sfottò da Butighetta, di Cuccureddu che era “nostro” e di epici Cagliari-Juve.
Poi è arrivata Sky e la pay-tv. E te ne vuoi privare ? E così due generazioni, trent'anni di differenza, si reincontravano davanti ad uno schermo gigante. In trasferta, ovviamente, ci andava la generazione più giovane. Non che fosse una lunga trasferta dal quinto piano al primo dello stesso palazzo. E poi la trasferta garantiva un bonus: il caffè di Gavinuccia. Dicevi sempre “dimmi quello che vuoi ma Gavinuccia a fare il caffè è un asso”, il che è vero. Però a te poco che ne hai già presi troppi. Vent'anni di tribuna a casa tua. E guardare lo sport con te era uno spettacolo nello spettacolo. Quando mi distraevo per guardare lo smartphone mi richiamavi all'ordine “deixa aquella cosa que sem suffrint”.
Una volta ho anche temuto per il peggio, l'anno in cui abbiamo dovuto rimontare dal dodicesimo posto e promettesti che se avessimo vinto lo scudetto, cosa che puntualmente accadde, ti saresti tagliato i capelli alla mohicana, come Vidal. Per fortuna non avevi i capelli giusti. Almeno così disse il barbiere. Abbiamo parlato di politica, delle nostre famiglie, dei tuoi nipoti, alcuni dei quali sono miei amici da una vita, dei miei figli e dei miei genitori, dello sport algherese in quel tempo lontanissimo, e ovviamente di tifo calcistico bianconero. “Elì … aquest Dybala ma pareix Sivori... te lo ricordi Sivori ?” “Lucio … sono del '64...” e giù risate. Sei una delle persone più schiette, buone e gradevoli che io abbia incontrato nella mia vita. In questi ultimi mesi ci siamo visti poco, del resto siamo passati dal pubblico senza calcio al calcio senza pubblico. Ecco, mettiamola così. Da oggi la Juventus, per quanto mi riguarda, giocherà sempre senza pubblico.
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