Liliana Lorettu, Antonio Dessanti
27 aprile 2020
Essere, non essere? Questo il problema
Ed è vero alla fine la pandemia finirà, ma a che prezzo! E non illudiamoci che dopo faremo tesoro della lezione ……. Essere chi o che cosa? Siamo esseri umani.
Essere Medici. In questo periodo di parla tanto di eroi. “I Medici sono gli eroi di questa guerra”: è una delle affermazioni più utilizzate in questi giorni. Tuttavia i Medici si interrogano, si guardano e non si riconoscono eroi: sono Medici e basta, come lo sono gli Infermieri e più in generale tutti gli operatori sanitari che in questi giorni lavorano
accanto ai malati di Covid19. Hanno sempre lavorato così, per il bene del paziente. Hanno sempre affrontato turni massacranti, spesso hanno avuto poche risorse, hanno sempre rischiato la vita nel posto di lavoro. Eppure prima di oggi nessun se ne era accorto. Sono diventati eroi ora o è cambiato l’immaginario collettivo? Forse è vero che sono eroi, (ad oggi che scriviamo sono circa 200 i morti fra i Medici, Infermieri e Farmacisti a causa della pandemia), perché lavorano duro e rischiano la vita senza interrogarsi troppo sulla loro sicurezza, malgrado le evidenti carenze nelle protezioni individuali. Sono eroi anche perché devono affrontare un sfida, che sino a poco tempo fa non avevano immaginato: la sfida con la propria coscienza. Oggi i Medici decidono della vita o della morte di molti pazienti. Le risorse non sono sufficienti per tutti i malati, il criterio del “first come, first served” non regge
l’impatto della richiesta travolgente di cure. Il principio di trattamento supera i criteri della appropriatezza clinica, della proporzionalità delle cure e va verso criteri che tengono conto della allocazione delle risorse e del privilegiare “la maggior speranza di vita”. Come dire “i più fragili moriranno”…. con il consenso dei Medici. Le raccomandazioni delle società scientifiche mettono relativamente al riparo da eventuali rivendicazioni giudiziarie, ma la scelta del curare o lasciar morire rimane alla coscienza del singolo ed è una scelta stridente con il giuramento di Ippocrate, con la deontologia, l’etica.
Essere o non essere Amministratori? Al giorno d’oggi quelle che sono sempre state prestigiose e ambite poltrone di comando risultano
scomode, rischiose, impopolari. Questo perché assistiamo alla resa dei conti. Il nostro sistema sanitario nazionale e regionale in questi ultimi 10 anni è stato decurtato di risorse e finanziamenti per oltre 35 miliardi di euro. La programmazione universitaria, in accordo con il governo centrale e regionali, non è stata più lungimirante: abbiamo una gravissima carenza di Medici e di Infermieri al quale ha contribuito un
deliberato taglio delle borse di studio. La medicina, la ricerca , la scienza sono state disprezzate e umiliate dai politici. Tutto l’arco politico ne è responsabile. In questi anni, chi prima, chi dopo, ha avuto la possibilità di gestire la sanità pubblica: tutti hanno deciso di tagliare fondi e risorse. La falce, inesorabile e costante, si è sempre mascherata dietro un “efficentismo” disumano che ha sacrificato il servizio sanitario attraverso scelte, fra sanità pubblica e sanità privata, sempre più legate al profitto, al clientelismo politico e, dobbiamo ricordarlo sempre, troppo spesso al malaffare.
Essere o non essere capaci di gestire la pandemia? Abbiamo assistito alla creazione di “Task force”, con super esperti e super pagati, che si
moltiplicano di giorno in giorno tanto da far impallidire il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Nei confronti dei super esperti c’è una aspettativa ansiosa di risoluzione miracolosa della situazione ed una altrettanto amara delusione. Sembra di assistere ad una corsa tra un giaguaro ed un lumaca. I provvedimenti che sono stati
decisi, sono stati poi attuati sempre con quel tanto di ritardo che li ha resi spesso non più opportuni: in questo senso sono stati creati nuovi centri ospedalieri Covid 19 sia pubblici che privati, solo in parte utilizzati a pieno. Poco invece è stato fatto per potenziare la medicina territoriale, pur avendo osservato da subito che l’80% dei malati ricoverati in ospedale avevano una età media di 79-80 anni e che quindi era quella la fascia di età che doveva essere prioritariamente protetta, per non mettere in crisi i Reparti di Terapia Intensiva: cosa che è inesorabilmente e drammaticamente accaduto. La lumaca è in affanno, il giaguaro è lontano.
Essere o non essere Psicopatici? Qualche riflessione sui tratti personologici degli amministratori sembra doverosa. Quando parliamo di Psicopatici, dobbiamo pensare allo Psicopatico di successo, ampiamente rappresentato nella società e nelle stanze dei bottoni. E’ colui che non ha alcuna alterazione psicopatologica, ma ha un grave alterazione della moralità. La mancanza di moralità si accompagna ad un narcisismo che non gli consente un confronto con gli altri “essendo lui il migliore”. Ha una spiccata capacità manipolativa del singolo e delle masse, che gli consente di arrivare al potere. Fa un uso strumentale della menzogna e delle mezze verità, con una poliedrica capacità di cambiare opinione, affermare tutto ed il contrario di tutto senza pudore per la bugia e l’inganno. Il fascino dello psicopatico ha presa sulle persone che “riconoscono in lui il Salvatore”. Dato il quadro psicologico del soggetto, a ciò si associa la sua ovvia l’incapacità di imparare dall’esperienza e dai propri errori. Tali individui utilizzano varie tecniche per schivare le proprie responsabilità. Due sono particolarmente utilizzate: la prima tecnica è la colpevolizzazione dell’altro, di chi non ha saputo fare, che quindi diventa il responsabile del fallimento di un progetto: è già iniziata la fase di colpevolizzazione del personale sanitario. La seconda tecnica è la ricerca del nemico esterno su cui polarizzare la rabbia e le rivendicazioni, l’Europa, la Cina…… i marziani. Questo è il quadro personologico di tanti che fino ad ora hanno amministrato la politica sanitaria nazionale e regionale, con la complicità omissiva, non del tutto innocente, di molti di noi cittadini,
in quanto convinti che certe nostre scelte politiche ci avrebbero dato dei vantaggi…… personali. La tempesta perfetta, la tragedia cui stiamo assistendo è come un puzzle di responsabilità e di incapacità, in cui tutti siamo coinvolti per azioni o omissioni ed in cui, fortunatamente, ci sono anche tanti eroi. Spesso ripetiamo: andrà tutto bene. Ed è vero alla fine la pandemia finirà, ma a che prezzo! E non illudiamoci che dopo faremo tesoro della lezione ……. Essere o non essere? Siamo esseri umani.
Liliana Lorettu, Direttore Clinica Psichiatrica Università degli Studi di Sassari, Società Italiana di Psichiatria Forense
Antonio Dessanti, Prof. Chirurgia Pediatrica
|