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Cor 10 aprile 2020
i gestori delle piscine sarde fanno squadra
Le richieste: contributo a fondo perduto a favore delle spese affrontate in questi mesi di chiusura, come proposto dalla Federazione Italiana Nuoto, per le spese di energia elettrica, idrica, prodotti chimici, canoni privati che non rientrano dei decreti legge e altre spese specificate dai gestori inerenti l’emergenza; linee di credito, alla pari delle piccole imprese, garantite dalla RAS a tasso 0% della durata pluriennale con una percentuale a fondo perduto gestito dalla SFIRS.
i gestori delle piscine sarde fanno <i>squadra</i>

SASSARI - Tanti, ragionevoli e molto uniti. Nel pianeta nuoto si dà una sterzata al luogo comune che vuole i sardi inclini al soggettivismo esasperato. Il gruppo "Uniti... FIN da sempre" rappresenta un’oasi felice che si spera possa lasciare il segno nel percorso di ripresa da avviare durante la ricostruzione post disastro pandemico. Il collettivo annovera 29 entità impegnate nella cura di 36 piscine (e spazi acqua in esclusiva) dislocate in tutta la Sardegna, gestite direttamente da Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche o in mano alle municipalità che in un secondo passaggio le affidano a chi ne fa espressa richiesta. Il tutto rafforzato dal sostegno delle tre Federazioni olimpiche e paralimpiche attraverso cui le discipline natatorie si estrinsecano: oltre alla capofila FIN Sardegna, è stata coinvolta la FISDIR (Federazione italiana sport paralimpici degli intellettivo relazionali) coordinata dal delegato regionale Carmen Mura e la FINP (Federazione Nazionale Nuoto Paralimpico) che come la FIN Sardegna ha come punto di riferimento il presidente regionale Danilo Russu (nella foto).

La soluzione consociativa arriva subito dopo le esternazioni di Paolo Barelli, presidente nazionale FIN, seguite da quelle del presidente regionale FIN Danilo Russu. Entrambi sollecitano un intervento economico poderoso da parte delle istituzioni, affinché gli impianti provvisti di vasche non rischino un vero e proprio collasso. Per battere il ferro finché è ancora caldo, alla lettera scritta da Russu alle massime cariche politiche regionali, ne è seguita un’altra indirizzata agli stessi e firmata proprio dal neonato “sodalizio al cloro” (e dai rappresentanti federali investiti) che evidenzia i conti in rosso maturati in seguito alla sospensione di qualsiasi attività del movimento. Di seguito un passaggio significativo estrapolato dalla stessa: «Vorremmo che l’attenzione degli enti pubblici locali si focalizzasse sul fatto che, nonostante la chiusura, i nostri impianti siano ancora funzionanti. La scelta di svuotare le vasche è stata soggettiva, suggerita dalla loro grandezza, al fine di ridurre al massimo i costi. Tra questi i più onerosi sono relativi a energia elettrica, acqua, prodotti chimici, manutenzioni ordinarie e straordinarie. Quando i battenti si riapriranno dovremo fare i conti anche con le riattivazioni dei riscaldamenti che rappresentano una voce pesante nel bilancio generale. Senza dimenticare che i nostri impianti, da Giugno a Settembre, subiscono una diminuzione delle frequenze pari all’80%. In base alle recenti rivelazioni governative, rimane un’utopia sperare di riattivarci per Giugno. Coronavirus permettendo, la ripartenza da settembre causerebbe uno stop complessivo dei nostri impianti di sei mesi. Difficile sostenere un’attività con spese vive distribuite su tutto l’anno solare, quando l’effettivo lavoro si è concentrato in un lasso di tempo dimezzato».

Si rischia quindi di mettere al palo un’attività che coinvolge cinquantamila praticanti. «Tra loro – si legge ancora nella lettera che ha come destinatario più importante il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas - ci sono neonati, bambini, giovani, diversamente adulti, 3° e 4° età, tra cui le donne in gravidanza, convalescenti impegnati nel recupero da post traumi o post-ictus. Senza dimenticare il mondo della disabilità fisica, visiva e intellettivo relazionale che pratica il nuoto (nella maggioranza dei casi unica alternativa disponibile) come terapia nei piani personalizzati previsti dal testo normativo della Legge 162. Le abilità natatorie non vanno ricollegate semplicemente all’attività sportiva, ma possono avere rilevanza anche in altri ambiti. Spesso salvano la vita o insegnano a preservarla grazie alla formazione degli assistenti bagnanti, organizzata in tutti i nostri impianti. Ogni anno ci strutturiamo adeguatamente per sfornare circa seicento figure, qualitativamente molto preparate, preposte alla salvaguardia della sicurezza di spiagge e piscine durante la stagione estiva».



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