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Cor 8 aprile 2020
Artigianato: 400 aziende senza prospettiva
Quattrocento aziende sono chiuse da un mese senza alcuna prospettiva per il futuro. Le serrande dei laboratori isolani sono quasi tutte abbassate, solo alcune sartorie hanno momentaneamente convertito la produzione per realizzare mascherine chirurgiche
Artigianato: 400 aziende senza prospettiva

CAGLIARI - Circa 400 aziende con oltre 600 addetti sono chiuse da settimane senza alcuna prospettiva per il futuro. Decine di fiere cancellate, iniziative business to business e business to consumer rinviate a data da destinarsi. Manifestazioni locali, nazionali ed internazionali annullate e una stagione turistica, sia a livello nazionale che regionale, che si preannuncia la peggiore degli ultimi 50 anni: con questo e molto altro stanno facendo i conti le imprese dell’artigianato artistico, tipico e tradizionale, un settore strategico per l’economia sarda che rischia di essere letteralmente travolto dall’emergenza sanitaria. «Non nascondiamo la nostra profonda preoccupazione per le sorti di un settore che era già in grande difficoltà prima dell’emergenza sanitaria ed economica derivante dal coronavirus. Molti saranno costretti a cessare l’attività», spiega Maria Antonietta Dessì, responsabile Cna Artistico e Tradizionale Sardegna, che prova a descrivere gli effetti disastrosi del blocco per tutta la filiera.

«La cancellazione per diversi mesi ancora di cerimonie religiose e civili quali matrimoni, cresime, battesimi, prime comunioni si traduce in un danno enorme per la mancata vendita di oggettistica e accessori alla persona, preziosi compresi, che di solito vengono regalati in queste occasioni – evidenzia Dessì -. Molti dei negozi che vendono artigianato sulle coste durante la stagione turistica resteranno quest’anno chiusi o nella migliore delle ipotesi avranno un crollo dei fatturati. Stesso destino per i mercatini delle principali località balneari. Questo significa per le imprese del settore artistico, tipico e tradizionale, un ulteriore crollo dei ricavi, considerato che molte aziende del settore lavorano nei mesi invernali, facendo anche ingenti investimenti in materia prima, quasi esclusivamente per creare un magazzino per la primavera e l’estate».

Stagione turistica drammatica. Neppure la stagione turistica, che si preannuncia drammatica, rappresenterà una boccata d’ossigeno per il settore, come avviene ogni anno. I flussi turistici estivi sono infatti tradizionalmente un mercato di riferimento importante per le imprese della gioielleria isolana, per chi produce tappeti, arazzi, oggettistica di legno, di ferro, ceramiche, cestineria e molto altro ancora, sia per i piccoli souvenir, sia per l’artigianato di più alta gamma, sempre o quasi fatto a mano, spesso in pezzo unico. Un mercato che ha sempre contribuito in maniera importante a sostenere una filiera che soffriva già prima dell’arrivo del coronavirus.

«L’emergenza economica si fa sentire, soprattutto in quelle attività che sono rimaste completamente chiuse, come i laboratori di artigianato artistico, tipico e tradizionale – sottolinea Peppino Mele, presidente della Cna Artistico e Tradizionale Sardegna -. I telai sono in silenzio, i torni per la ceramica hanno smesso di girare, le macchine da cucire hanno smesso di puntellare, i martelli di forgiare il ferro. E’ silenzio nel settore, un silenzio che prelude un dramma». Non mancano gli episodi di solidarietà. Alcune sartorie hanno parzialmente e solo momentaneamente convertito la propria produzione nella realizzazione di mascherine chirurgiche ad uso comune, al momento fortemente ricercate ma pressoché introvabili. Allo scopo di fornire un servizio alla collettività e guardare in faccia alla crisi senza soccombere, chi faceva attività similari come la produzione di abiti o accessori per la persona, si sta ora dedicando alla realizzazione di accessori naso bocca.



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