Red
17 gennaio 2020
Agropastorale a rischio default: interrogazione al Governo
5mila imprese agropastorali sarde sono a rischio fallimento: nove parlamentari isolani del Movimento 5 stelle presentano un´interrogazione urgente al Governo ed un emendamento al Decreto Milleproroghe
ALGHERO - 5mila di aziende agro-pastorali sarde rischiano di fallire e di finire all’asta a causa di un perverso meccanismo partito nel lontano 1988 e che Regione e banche non sono riusciti finora a bloccare. La questione è ora al centro di una interpellanza urgente presentata da nove parlamentari sardi del Movimento 5 stelle (primo firmatario il deputato Pino Cabras) e rivolta al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, al ministro dell'Economia e delle finanze Roberto Gualtieri ed al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova. Inoltre, i parlamentari hanno presentato un emendamento al Decreto Milleproroghe, con il quale si punta a sospendere fino al luglio 2021 i giudizi pendenti nei tribunali sardi e si istituisce un commissario ad acta che dovrà definire una soluzione che tuteli gli imprenditori agricoli, la sostenibilità dell’attività di impresa ed i lavoratori coinvolti.
La vicenda è quella della Legge regionale 44 del 1988, che consentiva l’abbattimento dei tassi d’interesse per i mutui fino a quindici anni in favore degli imprenditori agricoli isolani in condizioni di difficoltà economiche. La legge fu però ritenuta illegittima dall’Unione europea, ma a causare il danno maggiore furono le gravissime inadempienze della Regione autonoma della Sardegna, che hanno consentito alle banche di richiedere la restituzione delle somme erogate in conto interessi senza neanche concedere agli imprenditori agricoli la possibilità di rateizzarle. Nella loro interrogazione urgente, i deputati Cabras, Luciano Cadeddu, Emanuela Corda, Paola Deiana, Mara Lapia, Alberto Manca, Nardo Marino, Mario Perantoni e Lucia Scanu, ricordano come dopo la bocciatura definitiva nel 1997 della legge da parte dell’Unione europea, «la Regione non informò i beneficiari dei mutui, limitandosi a non erogare più il contributo in conto interessi, causando la lievitazione dei debiti degli agricoltori nei confronti delle banche, le cui rate passarono da un tasso di interesse del 2-5percento a quello del 13-18percento». Solo nel 2001, la Regione ha notificato il provvedimento di revoca del concorso interessi concesso, «richiedendo ai circa 5mila beneficiari la restituzione degli aiuti percepiti e dei relativi interessi».
Il risultato è che migliaia di aziende ora rischiano di fallire e finire all’asta. Inoltre, come si legge nell’interrogazione, «mentre fino ad ora si è dato per scontato che il ruolo di custode del bene all’asta potesse essere svolto dallo stesso imprenditore, nell’interesse dell’integrità del bene e del proseguimento dell’attività dell’impresa, attualmente il Tribunale sta procedendo alla nomina di custodi tramite l’Istituto di vendite giudiziarie, rendendo di fatto impossibile la prosecuzione dell’attività di impresa, indispensabile agli imprenditori per accumulare sufficiente liquidità in vista di una chiusura concordata della controversia, col rischio di pregiudicare il benessere del bestiame e la salvaguardia dell’integrità dei beni immobili». A nulla è servita la commissione di tre esperti (designati ciascuno dal ministro dell'Economia e delle finanze, dal ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali e dalla Regione Sardegna) istituita nel 2007 che avrebbe dovuto proporre una soluzione del problema.
Proprio per questo motivo, nell’interrogazione presentata dai deputati pentastellati si chiede al Governo di adottare iniziative urgenti per rilanciare l’attività della commissione e salvare dal fallimento le cinquemila imprese del settore agro-pastorale sardo. Con l’emendamento al Decreto Milleproroghe, viene istituito anche un commissario ad acta, che avrà il compito di effettuare una ricognizione e valutazioni sul contesto creditorio/debitorio ad oggi venutosi a creare, mentre il ministro delle Politiche agricole, con proprio decreto, emanato di concerto con il ministro dell’Economia e delle finanze, dovrà individuare entro trenta giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto, le modalità ed i criteri della procedura di liberazione dal debito degli imprenditori per garantire la continuità delle aziende agricole e la tutela dei lavoratori.
Nella foto: l'onorevole Paola Deiana
|