Luciano Deriu
8 gennaio 2020
Buon anno Alghero
Gli anni Venti richiedono soprattutto molto coraggio e una nuova, nuovissima, volontà politica. Oggi occorre un piano concreto di cose da fare, che scelga percorsi e priorità da perseguire a iniziare dal 2020, passando finalmente dagli slogan per vincere le elezioni, alle scelte mirate e ai fatti, opere durevoli, non eventi effimeri di una giornata o di una stagione
Il buon augurio è che nell’anno che iniziamo ci sia un miglior impegno per vincere le sfide che da decenni gravano sulla nostra città. La più grave è sicuramente la mancanza di una prospettiva per i giovani. Sono ormai tanti che partono come nei tempi più cupi dell’emigrazione. O, peggio, se rimangono sono facile preda di disagio sociale con esiti incontrollabili. Ma è irrisolto da decenni anche il disordine urbanistico, che, senza un Piano, fa crescere in modo caotico la città. E rimane irrisolta una mobilità che è sempre più insostenibile; quella urbana e quella che ci collega ad altri mondi. Il gruppo di governo ”Bentornata Alghero” è nuovo di zecca; al di là delle etichette elettorali è di fluttuante personalità politica e culturale. Ma ha il vantaggio di avere davanti cinque anni di legislatura per fare ciò di cui la città ha da decenni bisogno: dotarsi di sguardo lungo, almeno decennale, e costruire un progetto per lo sviluppo della città. Non quei libri dei sogni, chiamati Piani Strategici. Oggi occorre un piano concreto di cose da fare, che scelga percorsi e priorità da perseguire a iniziare dal 2020, passando finalmente dagli slogan per vincere le elezioni, alle scelte mirate e ai fatti, opere durevoli, non eventi effimeri di una giornata o di una stagione.
La domanda è chiara. Che si può fare nel prossimo decennio perché una cittadina speciale come Alghero, ricca si storia e di bellezza, possa avere più sviluppo, più benessere e alla fine sia più felice? E si spera che la risposta non sia il solito tormentone: “ci vogliono più posti letto”. I posti letto ad Alghero ci sono, alberghieri o extralberghieri; in entrambi i casi, producono reddito per famiglie. Non ho mai sentito nessuno che non trova posto ad Alghero. Non sono contrario alla creazione di un limitato numero di nuovi posti letto, purché non sia sottrazione dei territori di maggior pregio. Ma è un problema del tutto secondario. Se crediamo che il turismo sia “il volano”, dell’economia, per incrementarlo occorrono nuovi attrattori, fascino, bellezza, buona vivibilità, sostenibilità ambientale. La natura col mare e le spiagge hanno fatto la sua parte, ora tocca al genio dell’uomo. Per chiarire: l’ultimo grande attrattore realizzato ad Alghero, dopo il novecentesco Lungomare Dante, è la Passeggiata Barcellona. Molto criticata dagli algheresi, alle volte a ragione, ma intanto c’è. Ha le piste per le biciclette. Ed è un luogo che invita viaggiatori e residenti a vivere la città, socializzare, incontrare i tramonti. Ha fatto la fortuna di almeno un centinaio di imprese baciate dalla rambla che racconta la pietra locale.
Quanti altri attrattori si possono fare? Parlo di opere stabili e durature. Per capirlo bisogna viaggiare e soprattutto osservare. A Dubrovnick, Croazia, una cittadina che somiglia ad Alghero, il circuito delle mura è il percorso più richiesto. C’è sempre la fila. Qui, nella città catalana d’Italia, non si sa nemmeno dove sia. In Corsica in tanti vanno solo per le escursioni. E se il Parco di Porto Conte si arricchisse di percorsi (naturalistici o archeologici, ad esempio un percorso dei nuraghi), segnalati, raccontati, ben mantenuti, forniti di guide, che potente attrattore turistico sarebbe? Ma il turismo da solo non ha mai reso benessere diffuso. Non fissativi troppo su una sola scelta. Occorre un piano complessivo multifunzione. La tendenza ecologica è oggi vincente ovunque. E la qualità ambientale può essere il filo conduttore della modernità per scoprire la potenza di molti settori. In primo luogo l’agricoltura, vocazione storica di Alghero, riscoprendone la valenza anche sociale come è stata nella storia Surigheddu, e quella ecologica di un futuro dal cibo buono e sano. E sul filo dell’economia circolare si può sviluppare la tanto vituperata edilizia, un’edilizia di disegno mirato con tanti cappotti e cappottini per la coibentazione degli edifici, energia auto-prodotta dagli stessi cittadini con tetti solari e fotovoltaici. Il tutto potrebbero costare pochissimo perché agevolato dallo stato. E può avere un nuovo senso l’innovazione industriale (a patto che non faccia solo app, ce ne sono fin troppe) come già si profila a San Marco con il bravo gruppo di Nobento. Vedo che i politici sono tutti impegnati sul dare buoni consigli. Ma gli anni Venti richiedono soprattutto molto coraggio e una nuova, nuovissima, volontà politica. Auguri Alghero.
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