Luigi Coppola
17 novembre 2007
Ciao Professore
A Sassari migliaia di persone hanno partecipato al funerale di Giampiero Cubeddu. La celebrazione di commiato è stato officiata da don Antonio Sanna. Tanti rappresentanti della cultura e spettacolo e centinaia di amici e cittadini hanno applaudito a lungo l’uscita del feretro
SASSARI – “…Il Regno di Dio è vicino – Giampiero ce ne ha dato un saggio…” Con questo pensiero don Antonio Sanna, parroco della Chiesa del Cristo Risorto di Porto Torres, fondatore del Coro Polifonico Turritano e direttore dell’omonimo coro parrocchiale, ha concluso l’omelia durante il rito funebre. Celebrato per l’anima di Giampiero Cubeddu, improvvisamente mancato all’affetto dei suoi cari, la città di Sassari e la Sardegna tutta, venerdì mattina a seguito di un malore. Il celebrante, nel ricordare il profilo dell’uomo scomparso, in modo così prematuro e quasi incredibile, ne ha esaltato la vicinanza a Dio, nel modo di diffonderne la bellezza del Creato. Usando come linguaggi l’Arte, il Teatro e tutti quei codici che annullano gerarchie e discriminazioni fra gli uomini, accomunandoli nel bello: dalla musica ai testi, dalle scene alla pittura, spesso strumenti di evangelizzazione e proselitismo più efficaci di teoremi teologici. Particolare emozione ha suscitato la partecipazione liturgica di due cori, uno dei quali tipico a tenore, proveniente da Castelsardo. Il saluto finale di Alberto, il minore dei due figli, ha dato il via al lunghissimo e partecipato applauso che ha accompagnato la salma sino all’uscita della Chiesa, la parrocchia del Cuore Immacolato in Via Grazia Deledda. Chi scrive è l’ultima persona che può aggiungere parole per ricordare il professore. Così lo chiamavo (spesso ‘professò’, giusto per non tradire la radice etnica) nei pochi anni in cui ho avuto la fortuna di frequentarlo. Il suo stile semplice, quasi scanzonato, onnipresente e mischiato nel pubblico, folletto schivo in tutte le sale teatrali cittadine, mai rifletteva un’aurea dottorale o di artista snob, stereotipo nel mio immaginario. L’ultima stretta di mano, martedì scorso a Portotorres per il recital di Moni Ovadia, lo immagino soddisfatto. Il giorno seguente al telefono per dei ragguagli sulla venuta a dicembre dei teatranti d’Ungheria. Venerdì sera son tornato al teatro turritano, tutta la squadra al completo per uno spettacolo tecnicamente impossibilitato all’annullamento. Il pianto unanime e l’assenza surreale: ciao professore.
Nella foto il saluto a Giampiero Cubeddu
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