Red
8 novembre 2019
Cinghiali: in Sardegna un incidente ogni tre giorni
Ieri mattina, c’era anche una delegazione sarda a Roma, in occasione del blitz davanti a Montecitorio di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci ed ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici arrivati anche dentro le città
CAGLIARI – Ieri mattina (giovedì), c’era anche una delegazione sarda a Roma, in occasione del blitz davanti a Montecitorio di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci ed ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici arrivati anche dentro le città. In Italia, secondo una stima della Coldiretti sui dati Regioni e Osservatorio Asaps, ci sono 10mila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici, con tredici morti nei primi nove mesi del 2019, contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente. Il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali è aumentato dell'81percento sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati del rapporto Aci Istat.
Una vera e propria emergenza nazionale, che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti e che, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, porta tre italiani su quattro (il 72,7percento) a considerare un pericolo per la circolazione sui quasi 850mila chilometri di strade ed autostrade italiane la presenza di animali selvatici e di cinghiali, che possono arrivare ad 1,5quintali di peso e 150centimetri di lunghezza. Una paura, evidenzia Coldiretti, che dilaga dalla montagna alla pianura, dalle zone vicino ai fiumi fino a quelle sul mare, ma nei piccoli centri di provincia con meno di 5mila abitanti sale addirittura all’83percento dei residenti. In Sardegna, si stimano oltre cento incidenti all’anno, con una media di un incidente ogni tre-quattro giorni, ed in circa il 90percento dei casi causati da cinghiali. Ma si tratta solo della punta dell’iceberg, perché molti non denunciano scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni, come ad esempio, oltre alle tracce sulla vettura e sull’asfalto, anche il rinvenimento della carcassa dell’animale con il quale ci si è scontrati. Gli incidenti, secondo uno studio della Regione autonoma della Sardegna, si verificano con una percentuale maggiore tra luglio ed ottobre, con la ricerca di nuovi pascoli e la presenza dei cuccioli. Il picco si ha a novembre con l’apertura della stagione venatoria, che li spinge verso la ricerca di aree più sicure.
Nel 2018, un incidente grave su cinque provocato dai selvatici è avvenuto di notte, spiegano dalla sede di Coldiretti, ma sono le ore dell’alba e quelle del crepuscolo le più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere fino a 40chilometri alla volta. Il problema è che non sempre i cinghiali rimangono sul luogo dell’incidente, visto che l’animale anche ferito si rifugia nella boscaglia o nei prati, oppure succede che lo schianto contro un albero, un cippo chilometrico o lo sbandamento e l’uscita di strada si verificano proprio per evitare l’impatto, con l’animale che scappa senza lasciare tracce. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carroattrezzi e rassegnarsi a pagare i danni, senza neppure poter denunciare l’accaduto, considerata la mancanza di prove. «Purtroppo, i risarcimenti stanno passando in secondo piano – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu, presente a Roma - Ormai sta diventando un problema di sicurezza delle persone, che merita maggiore attenzione e nuove soluzioni visti i risultati. Bene ha detto il presidente nazionale Ettore Prandini nel chiedere di agire in modo concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni ed avviare un piano straordinario senza intralci amministrativi».
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