30 ottobre 2019
Costituzione, fascismo: vigilare è d´obbligo
La ratio autentica del provvedimento adottato è che l’antifascismo non è (più) un valore fondante della Repubblica e, qualora lo fosse, non c’è bisogno di riaffermarlo. Del resto, ad Alghero è solo l’ultimo degli atti “simbolici e dimostrativi” della destra cittadina
Addì 29 ottobre 2019 alla presenza del Sindaco, la Giunta unanimemente delibera. La formula, fredda e inequivocabile, sancisce la revoca dell’obbligo da parte di chi organizza manifestazioni politiche, di sottoscrivere un documento di condivisione di valori costituzionali fondamentali quali l’antifascismo, in virtù, si sostiene, di una già ampia garanzia di puntuali disposizioni di legge. Vale a dire che non occorra riaffermare a livello locale ciò che è sancito a livello nazionale. La brutalità dell’atto, privo di qualsiasi motivazione, non può tuttavia configurarsi come un mera gaffe istituzionale e, quindi, non deve essere sottovalutata. La ratio autentica del provvedimento è che l’antifascismo non è (più) un valore fondante della Repubblica e, qualora lo fosse, non c’è bisogno di riaffermarlo. Del resto, ad Alghero è solo l’ultimo degli atti “simbolici e dimostrativi” della destra cittadina. Destò scalpore la sortita dell’ex Sindaco di Forza Italia Marco Tedde che, seppure di formazione socialista, vietò alla Banda musicale di eseguire “Bella ciao” tra i brani in commemorazione della Festa della Liberazione dal nazifascismo, in quanto divisiva e non pacificatrice.
La notizia portò Alghero alla ribalta nazionale e i media diedero risalto alla spontanea partecipazione di centinaia di persone che cantarono il brano sfilando nel corteo. Anni dopo il neo eletto Presidente del Consiglio Regionale Michele Pais, come primo atto politico, dichiara di non (volere) presenziare alla stessa commemorazione considerandola superata e anacronistica. Ricondotto a più miti consigli e informato su funzione, incombenze e doveri derivanti dalla carica, e anche probabilmente perché non strutturato come Tedde a reggere la valanga di critiche piombategli, Pais, subendo anche qualche (timida) contestazione dai manifestanti, ha poi assicurato la sua presenza. Ma questa notizia passò in secondo piano. Ora Mario Conoci e la sua Giunta nei primi cento giorni dall’insediamento, periodo nel quale si attuano i provvedimenti qualificanti l’amministrazione entrante, manda l’ennesimo segnale che si inserisce, ormai è chiaro, in un progetto revisionista di più ampia scala che investe la società e le istituzioni italiane. Non può e non deve essere ricondotto a frutto di ignoranza della Storia e della Costituzione italiana sulla quale, peraltro, i politici giurano.
Il processo di “svuotamento” di elementi significanti dell’appellativo fascista, ridotto quasi ad aggettivo qualificativo di uno stile di vita come un altro, la mistificazione dei disastri del Ventennio, al pari dell’ostentazione di simboli religiosi quasi fossero feticci e dell’ostilità verso qualsiasi forma di accoglienza sono il background culturale italiano volto alla creazione su basi democratiche di un regime non totalitario ma certamente sovranista, percepito, trasversalmente come ultima frontiera e punto di approdo. La destra, politica e culturale, ha egemonizzato partiti e movimenti nati in funzione antisistema e post ideologici e permeato una classe dirigente che a livello europeo, con percorsi storici e sociali differenti parla comunque una lingua comune e condivisa. La destra si muove in modo organico ed è (sempre più) militante, la sinistra non lo è (più). Ne è la dimostrazione ad Alghero, l’assordante silenzio dell’intellighenzia cittadina, delle associazioni e dei partiti politici di centrosinistra (tranne l’Anpi obbligata per scopo sociale) che dimostrano anche in questo caso di essere allo sbando e senza guida politica. L’imperativo, per usare un termine caro ai nostalgici, è d’obbligo: vigilare, non sottovalutare, reagire ed agire, tenendo conto che il treno va in direzione contraria e com’è noto, quando c’era lui, i treni arrivavano in orario.
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