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Red 12 settembre 2019
Sassari: premio alla carriera per Savignano
L´artista è stata premiata dopo un emozionante Bolero sul palco del Teatro Verdi. Il prestigioso riconoscimento assegnato dal festival “Corpi in movimento” è stato consegnato alla fine di una prima nazionale dedicata al dramma della violenza di genere
Sassari: premio alla carriera per Savignano

SASSARI - Un Premio alla carriera che ha il valore di un premio alla donna ed all’artista di classe capace di regalare emozioni come solo i più grandi sanno fare. Luciana Savignano lo ha dedicato alla danza, per la quale auspica un futuro bellissimo, ed allo straordinario gruppo di ballo che l'ha accompagnata nella nuova versione del “Bolero” ispirato al dramma del femminicidio. Un lavoro di forti suggestioni presentato a Sassari, in prima nazionale, con i solisti di Padova danza. Il prestigioso riconoscimento, assegnato dal “Festival della danza d’autore–Corpi in movimento”, è stato consegnato sul palcoscenico del Teatro Verdi, tra applausi scroscianti, dalle mani di Angela Mameli, in rappresentanza della Fondazione di Sardegna (uno degli enti sostenitori della kermesse assieme a Mibact, Ras, Comune di Sennori e Comune di Sassari). Mameli, al fianco della presidente dell’associazione Danzeventi, Lucia Cau, e del giornalista Salvatore Taras, che ha presentato l’evento, ha definito la Savignano «un vero mito, autrice di un pezzo di storia della danza non solo italiana».

Le emozioni della serata sono iniziate fin dalle prime note di Ravel, sempre più incalzanti, rivisitate dal musicista Enrico Gabrielli per le coreografie di Milena Zullo. Le file al botteghino e la forte partecipazione di pubblico hanno costretto a rinviare di qualche minuto l’inizio dell’avvenimento, per consentire a tutti gli spettatori di prendere posto in sala. Ed è stato subito spettacolo. In “Bolero, prigionia di un amore”, l'etoile internazionale Savignano e gli artisti di Padova danza diretti da Gabriella Furlan Malvezzi hanno ipnotizzato gli spettatori per oltre 50' di forte intensità emotiva. La versione ipersensuale di Bejart ha lasciato il posto ad una trasposizione più intimistica in cui l’afflato di libertà diviene un urlo di prigionia. L’urlo che squarcia il silenzio in una società martoriata dal femminicidio.

È il racconto della segregazione di un amore malato, in cui la voce narrante dell’attore Matteo di Girolamo parla attraverso le parole di vittima e carnefice, accompagnando le movenze magiche dei danzatori. Due voci distinte si manifestano come parte della medesima natura, ad indicare che il dramma della violenza di genere non conosce confini. Ma è anche il racconto della mortificazione, dell’incapacità del mondo contemporaneo di proteggere la laica sacralità della bellezza. Il prossimo appuntamento con il festival della danza è per domani, mercoledì 11 settembre, al Verdi, con la compagnia inglese Möbius dance, che presenterà l’opera “Time moves slow dramatis personae”.

Nella foto: un momento della premiazione



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