S.O.
26 agosto 2019
Éntula, serata magica all´Antiquarium
Da velista il mio paradiso era la Scozia, poi mia figlia ha scoperto la Sardegna...” Stasera lo scrittore svedese è a Castelsardo, il 27 a Siniscola e il 28 a Ploaghe
PORTO TORRES - Tra i resti dell'antica città romana di Turris Libisonis a parlare di identità e letteratura con un fuoriclasse come Björn Larsson. E' stata suggestiva e piacevole la seconda tappa del tour isolano dello scrittore svedese organizzata dal Festival Éntula. Larsson ha presentato il suo ultimo romanzo “La lettera di Gertrud” (Iperborea), una storia che si confronta coi temi dell'identità e della libera scelta. «Un lungo percorso, temi ai quali ho sempre pensato, ho preso l'esempio più controverso quello dell'identità ebraica per parlare dell'identità»”.
Björn Larsson ha conquistato i lettori con le avventure del pirata Long John Silver e coi thriller contemporanei “Il Cerchio Celtico” e “I poeti morti non scrivono gialli” . Non è un caso se in quasi tutti i romanzi il co-protagonista è il mare: lo scrittore svedese è un appassionato velista e ha raccontato un aneddoto sulla Sardegna: «Il mio paradiso da velista era la Scozia, poi mia figlia ha scoperto il mare della Sardegna e mi ha detto: voglio navigare in Sardegna. Peccato che non ci siano molti ancoraggi e faccia caldo, ma a maggio e settembre sarebbe veramente bello navigare in queste acque». Björn Larsson farà tappa oggi a Castelsardo in piazza Nuova (ore 22) grazie alla collaborazione con “Un'isola in rete”. Martedì sarà a La Caletta (Siniscola) per una serata in collaborazione col Circolo Nautico La Caletta che inizierà alle ore 21. Lo scrittore svedese chiuderà il tour mercoledì 28 all'ex Convento dei Cappuccini di Ploaghe, con inizio alle 20.30.
La lettera di Gertrud - Martin Brenner, un genetista svedese di cinquant’anni, si trova con la compagna Cristina e la figlia Sara al funerale di sua madre. Nonostante sia cresciuto da solo con lei senza mai conoscere il padre, si rende conto di non sentirne la mancanza, perché tra di loro c’è sempre stato un velo di distanza e di freddezza. Nei giorni successivi, grazie a una lunga lettera affidata a un avvocato, Martin viene a sapere che il vero nome di sua madre non è Maria ma Gertrud, un’ebrea triestina sopravvissuta ai lager nazisti che dopo la guerra aveva assunto un’altra identità per timore di nuovi soprusi e umiliazioni. Gertrud racconta di aver nascosto la verità per paura che la storia si ripetesse, ma anche per permettere al figlio di scegliere liberamente la propria fede.
Martin, come pochi altri prima di lui, può quindi decidere se diventare ebreo: se non dice nulla a nessuno, semplicemente rimarrà quello che è. Lo sconcerto che si trova a vivere è tale che inizialmente preferisce non confidarsi con Cristina e Sara. La sua indole analitica lo porta a esaminare con un rigore quasi scientifico la situazione da tutti i punti di vista, prima di prendere una decisione: «innanzitutto si sarebbe occupato dalla genetica, poi della religione e infine della cultura ebraica, dei suoi valori, delle sue tradizioni.»
Ma Martin avrà veramente il coraggio di esplorare le sue origini e camminare verso una nuova appartenenza? Saprà sostenere le conseguenze della sua scelta? Confrontandosi con uno dei problemi più intimi di tutti gli uomini – chi siamo e da dove veniamo – Björn Larsson torna con un romanzo sulla storia e sull’identità, su come questa venga costruita e in parte imposta, sui limiti della libertà umana e sul diritto che tutti abbiamo all’autodeterminazione.
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