Luciano Deriu
31 luglio 2019
Saint Exupéry, l´ultimo volo del poeta pilota
Così ho ricostruito la sua vita. Il 31 luglio del 1944 fu abbattuto da un caccia tedesco. Nella casa dove il padre de “il Piccolo Principe” abitava e scriveva non c’è neppure un segno, una scritta per ricordare la permanenza ad Alghero del cavaliere del cielo che scrisse la favola più bella, lottò per la libertà e l’amicizia tra i popoli.
“Il piccolo Principe dall’isola alla stelle” che ho pubblicato nel 2014, ricostruisce quasi giorno per giorno, il periodo che il grande scrittore pilota trascorse ad Alghero, prima di partire la Corsica, dove il 31 luglio del 1944 fu abbattuto da un caccia tedesco. L’anno stesso presentai il libro al Salone del libro di Torino. Ci andai con il mio editore Carlo Delfino, utilizzando nave e treno. Ricostruire la vicenda algherese di Tonio (così la famiglia e la moglie chiamavano Antoine) è stata un’affascinante avventura che vale la pena raccontare. Poche risorse. Il contratto con l’editore prevedeva un anticipo di 10.000 euro, non molti ma neppure pochi, in compenso molto entusiasmo. Anni prima avevo intervistato Rosa Carboni, che aveva avuto contatti con Saint Exupèry. Precedentemente lei aveva già parlato con la scrittrice Neria de Giovanni, raccogliendo qualche episodio interessante, che riportai nel libro. Io ne avevo ricavato solo qualche sbiadito ricordo.
Con la mediazione dello scrittore Pasquale Chessa, cominciai la ricerca prendendo contatti con la famiglia di Saint Exupéry, che, come si sa, si è estinta nella famiglia D’Agay attraverso il matrimonio di Gabrielle sorella di Antoine. Si dimostrarono subito disponibili e tenni con loro una fitta conversazione via mail che mi fruttò molti utili appunti. Si proposero addirittura di venire ad Alghero, ma non se ne fece nulla perché occorrevano supporti istituzionali. Altro contatto prioritario fu con l’aeroporto di Alghero dove Saint Exupéry aveva operato come pilota in quei mesi di guerra. Il colonnello Mariani e il colonnello Demontis si dimostrarono molto interessati e misero a disposizione ogni documentazione utile. Ma il colpo di fortuna, mentre viaggiavo in Francia alla ricerca di materiali utili, fa la scoperta dell’enorme documentazione disponibile presso l’Aeronautica militare francese.
Conservava i verbali giornalieri delle attività nell’aeroporto di Alghero che in quei mesi del 1944 era sotto la gestione degli Alleati e in particolare del contingente francese. Le spericolate missioni e le giornate del Maggiore Saint Exupéry erano tutte lì. Non mi fu difficile consultare quelle carte, perché erano state pubblicate copie ad uso delle riviste aeronautiche francesi. La dimensione privata dello scrittore invece la ricavai recuperando le numerose lettere che Consuelo scriveva al suo sposo. L’ultima “Tonio, torna presto, io ti aspetto”, arrivò all’aeroporto di Alghero il giorno dopo che lo scrittore era scomparso nel cielo di Francia. Per ritrovare lo spirito dei luoghi, non solo per raccogliere testimonianze, sono andato nei posti che lo scrittore aveva frequentato nella sua avventurosa esistenza. Per quanto modificati volevo ritrovare il clima e l’ambiente che Sant Ex aveva vissuto.
Scrivere mi venne più facile, più ispirato, in quei luoghi. Così il libro è stato scritto in Francia, in Marocco ai margini del deserto del Sahara dove ti ospitano ancora nelle tende delle tribù beduine, in Corsica a Borgo dove Tonio s’involò per l’ultimo viaggio fatale. E naturalmente ad Alghero dove riordinai tutti gli scritti. Conclusi il lavoro in poco più di un anno e non fu molto difficile. Un particolare si rivelò invece assai difficile: ritrovare la casa di Porto Conte dove Saint Ex dimorò con gli ufficiali francesi. Nelle carte catastali del Comune di Alghero risultava in quell’area un lotto venduto alla famiglia Mannazzu. Non si trovava la casa. Però avevo elementi visivi da cui partire. Nel reportage fotografico fatto da John Phillips durante un celebre pranzo nella casa di Porto Conte si vedeva un inconfondibile tavolo rotondo in pietra, attorno a cui stavano i militari tra cui Saint Ex.
Si intravedeva anche Dante Moltalto, l’ingegnere di Alghero che aveva familiarizzato con lo scrittore. Scandagliai ogni angolo di Porto Conte per giorni. Con l’amico Roberto, ottimo fotografo, riprendemmo molti dettagli fotografici dei vari edifici, ma il tavolo rotondo in pietra non si trovava. Inaspettatamente mi venne in aiuto lo storico Enrico Valsecchi. Lui quel tavolo rotondo lo aveva conosciuto. Da bambino aveva frequentato quella casa, che era la villa di vacanza della famiglia Mannazzu. Quel tavolo lo ricordava bene e ricordava la casa, poi demolita per la costruzione dell’albergo El Faro che sorge proprio seguendo il recinto del cortile dove avvenne quel pranzo. Pochi giorni dopo mi chiamò il Colonnello Demontis. Si era preso l’impegno di andare a consultare gli archivi aeronautici di Roma. Riportava una mappa dettagliata, datata 1944, in cui si vedeva benissimo la casa dove il padre de “il Piccolo Principe” abitava e scriveva. In quel luogo, faticosamente ritrovato, non c’è neppure un segno, una scritta per ricordare la permanenza ad Alghero del cavaliere del cielo che scrisse la favola più bella, lottò per la libertà e l’amicizia tra i popoli.
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