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Red 19 giugno 2019
Pecorino romano: il Csa non ci sta
Il Centro studi agricoli dice no alla proposta del piano produttivo del pecorino romano dop 2019/2022 presentata dal Consorzio di tutela. La proposta non conterrebbe norme chiare e severe per limitare le sovraproduzioni per chi supera i quantitativi stabiliti. Troppe le deroghe presenti che renderanno vani gli intenti. Rischio che, dopo un anno dalla sua approvazione, si possa ripetere la crisi sul prezzo del latte. Norme e contenuti da rivedere
Pecorino romano: il Csa non ci sta

SASSARI - L’ufficio di Presidenza del Centro studi agricoli, guidato da Tore Piana, si è riunito nei giorni scorsi per analizzare la proposta del nuovo “Piano di regolazione dell’offerta pecorino romano Dop 2019/2022” presentata ed elaborata dallo stesso Consorzio della Dop. Come si ricorderà, il piano attuale triennale scadrà mercoledì 31 luglio ed è pertanto necessario proporre un nuovo piano dell’offerta valevole per il triennio 2019/2022, che contenga norme precise e severe per non ripetersi una nuova crisi del prezzo del latte di pecora, come quella avvenuta a febbraio. Crisi che è stata causata da una sovraproduzione di Pecorino romano Dop rispetto a quanto programmato dallo stesso piano. Il vecchio piano dell’offerta non conteneva norme severe per i caseifici che non rispettano le quantità di formaggio assegnate, da qui la crisi per sovraproduzioni cui il mercato attuale non è in grado di assorbire.

La proposta presentata nei giorni scorso dal Consorzio del Pecorino romano Dop, secondo gli esperti del Centro studi agricoli, non contiene norme sufficienti per prevenire e limitare le sovraproduzioni. Inoltre, per le quote di produzione da assegnare ai caseifici, tiene conto delle produzioni massime degli stessi degli ultimi tre anni, questo comporterà, se approvato, che i caseifici che non hanno rispettato le quote assegnate e hanno prodotto molto di più, si vedranno premiati con l’assegnazione di quote produttive maggiori, anziché essere penalizzati. Mentre viene considerata dal Csa, la quota aggiuntiva di 0,64euro al chilogrammo di Pecorino romano Dop, per chi supererà le quote assegnate , molto positiva. La precedente quota aggiuntiva veniva quantificata in 0,16euro al chilo.

Ma anche su questo punto, il Centro studi rileva come la norma proposta sia molto nebulosa e non chiara, non si capisce se questa debba essere successivamente deliberata dal Cda e poi dall’Assemblea dello stesso Consorzio di tutela, pur essendo indicata nel Piano dell’offerta. Inoltre, sempre per il Csa, sono troppe le deroghe contenute nella proposta, che annullerebbero quasi per intero l’applicazione della quota aggiuntiva per i caseifici che supereranno le quote di produzione assegnate. «Deve essere chiaro - dichiara Piana - che nessuno dora in poi dovrà più superare le quote produttive assegnate. La Regione dovrà immediatamente approvare un provvedimento che escluda i caseifici, sia essi privati, sia essi cooperative, che non rispetteranno le quote produttive assegnate, da tutti i contributi previsti da Leggi regionali di settore o dal Psr».



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