S.O.
8 maggio 2019
Mariapoli dei ponti, 400 in Riviera del Corallo
È l’assunzione collettiva di nuova responsabilità verso le gene razioni del presente e del futuro. È un momento di intensa sacralità che interpella ciascuno e insieme, nel decidersi per un diverso stile di vita
ALGHERO - “Mariapoli dei ponti”, così è stata definita da una degli oltre 400 partecipanti, l’evento che per 4 giorni, dal 25 al 28 aprile si è svolto tra il Palazzetto dello Sport e le piazze nel cuore di Alghero. “Ponti tra etnie, chiese, religioni, generazioni, tra nazioni. Come la città di Alghero che ci ha accolto, tra tradizione e innovazione, tra radici e nuovi germogli”. L’intento pare riuscito: mostrare che una cultura di fraternità è possibile, se insieme, come recitava il titolo. Di fronte alle enormi sfide che si pongono oggi, il cambiamento è possibile “solo se si muovono i cuori, solo se ci si riscopre fratelli”.
È questo un impegno di vita riproposto nei giorni della Mariapoli dalla voce (in videoregistrazione) di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, ente che ha promosso l’evento. Un impegno assunto inizialmente da un piccolo gruppo, 70 anni fa, a partire da quel primo viaggio di Chiara dell’aprile 1949 a Sassari e a Sanluri, gruppo poi cresciuto e diffuso in tutta l’isola, che in questi giorni ha dato vita alla Mariapoli. Coinvolgendo tutte le fasce di età, a cominciare dai più piccoli, dai ragazzi e dai giovani che hanno avuto un ruolo di protagonisti.
Ancora una volta, in questa originale convivenza, come avviene ogni anno da decenni in varie parti del mondo, si è realizzata la sua caratteristica: essere bozzetto di una società dove l’amore scambievole richiesto dal Vangelo diventa motore di trasformazione sociale. Trasformazione che ad Alghero si è mostrata attraverso le molte vie alternative presentate in questi giorni, come: l’economia civile, antidoto alla cultura del consumo e dello scarto, il disarmo con l’impegno per la riconversione dell’industria bellica, l’accoglienza del diverso, la famiglia, inserita in una rete di famiglie che diventa cellula viva della società al di là di tutti gli attacchi e le sfide, la salvaguardia del creato avvertita in tutta la sua urgenza.Ed è stato questo il momento culmine che ha segnato nuovo impegno su questo fronte.
«L’ambiente è divenuto fonte di guadagno e di consumo e non più fonte di vita, ma di morte”. Un grido risuonato con forza che chiamava una risposta. Sul palco, dopo l’immersione nelle meraviglie della natura, il giorno precedente, con l’escursione al Parco di Porto Conte, si è resovisibile l’insieme di giovani e adulti di diverse confessioni cristiane e religioni, provenienti non solo dalla Sardegna, ma
anche da Germania, Africa e Iran. Senza ombra di proselitismo, né di sincretismo, ma accomunati dall’impegno per la salvaguardia del creato. “L’ecologia viene definita “scienza della nostra casacomune” e “arte delle relazioni”, “dell’interdipendenza degli esseri viventi». Così ne parla la pastora battista, Elisabeth Green.
Si prende coscienza che il degrado ambientale, alla radice, è provocato da “una malattia dello spirito umano”. Se ne fa portavoceGabriella Toselli, responsabile della comunità della religione Bahai di Sassari. La voce di un vescovo, Giovanni Dettori, risuona nella preghiera corale insieme ai giovani, con forti denunce. Viene invocato il perdono di Dio e “nuova energia per trasformare le idee in amore e l’amore in opere”. È l’assunzione collettiva di nuova responsabilità verso le gene razioni del presente e del futuro. È un momento di intensa sacralità che interpella ciascuno e insieme, nel decidersi per un diverso stile di vita.
A conclusione della 4 giorni, domenica scorsa, la concelebrazione presieduta dal vescovo di Alghero, mons Mauro Maria Morfino. Definisce l’amore scambievole “il primo sacramento”. Dà una forte sottolineatura all’insieme. “Il Risorto si fa vedere solo quando Tommaso ritorna nella comunità degli apostoli. Questo stare insieme è la grande possibilità di vedere Dio, quando tutti dicono che Dio è morto. Ed è del suo cuore che abbiamo bisogno: per vivere la vita umana, per spezzarci per i fratelli. Ecco il perché dell’Eucarestia”. È il “viatico” per portare là dove ognuno vive la cultura della fraternità sperimentata in Mariapoli.
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