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Antonio Burruni 18 ottobre 2007
Statutaria: Polemica in Consiglio
La Maggioranza chiede l’impegno del Consiglio Comunale per eliminare la Legge Statutaria della Regione Sardegna, una legge “aumma aumma” secondo Piras ed un “papocchio” per Usai. L’Opposizione esce dall’aula al momento del voto
Statutaria: Polemica in Consiglio

ALGHERO – La Maggioranza vota compatta l’approvazione e l’Opposizione, altrettanto compatta, abbandona l’aula. Finisce così la discussione in aula sulla Legge Statutaria. I consiglieri di Maggioranza avevano proposto un «impegno del Consiglio Comunale a mettere in campo strumento necessario atto ad eliminare questa proposta di Legge Statutaria della Regione Sardegna, inadeguata e dannosa, informando l’Opinione Pubblica con la massima chiarezza e trasparenza». Proposta prontamente bollata dall’Opposizione come mera campagna elettorale a quattro giorni dal voto. L’ordine del giorno, presentato da Antonello Usai, ha ricevuto il plauso del sindaco, utile a combattere in modo trasversale il “neocentralismo in salsa nuragica” proposto da Cagliari ed approvato con eccessiva fretta e leggerezza anche da chi ora propone un referendum contrario. Usai ha ricordato come questa Legge Statutaria, che dovrebbe servire a regolamentare i diritti dei cittadini, sia invece una mortificazione, che non incentiva le persone alla partecipazione, ma regolamenta semplicemente la forma di governo. Toglierebbe potere agli enti locali, eliminerebbe la concertazione tra Regione ed altri apparati territoriali e si “svuoterebbe” di valore il Consiglio Comunale. Secondo Giancarlo Piras è una legge passata “aumma aumma” (termine napoletano che equivale a “di nascosto, con sotterfugi”). Alberto Zanetti ha invece sottolineato come siano stati pochi gli incontri, di entrambe le arti, per spiegare le ragioni del “si” o del “no” ai cittadini. E rivolgendosi all’Opposizione ha concluso con un «Volevamo una concertazione, ma alla nostra mano tesa rispondete con i sorrisini». Di idea diametralmente opposta la Minoranza. Per Vittorio Curedda questo è un argomento di competenza dei singoli cittadini e non del Consiglio. Ha quindi voluto sottolineare l’inopportunità di cercare di dare un’indicazione a pochi giorni dal voto. «Il Consiglio Comunale deve avere più rispetto verso certe cose, e invece ne ha poco. Bisogna lasciare piena libertà di coscienza e di voto. Non entriamo nel merito della proposta e del referendum, rispettosi delle scelte dei cittadini – ha sottolineato Curedda, concludendo con un annuncio – Non partecipiamo al voto, perché non riconosciamo al Consiglio Comunale questo potere. Questo voto diventa un’indicazione di voto. E’ una cosa da non ripetere e ve ne lasciamo la responsabilità». Reazione di Usai che si «dispiace che per motivi di bottega qualcuno non si esprima in aula. Ma siamo nel pieno del nostro mandato istituzionale – spiega – Questo Consiglio è stato votato dai cittadini, non da marziani. Vi ricordo che le leggi fatte dalla Regione,e non concordate, ricadono su tutti i cittadini della Sardegna. La concertazione sociale è mortificata. Se non si raggiunge il 33percento, rimarrà in vigore questo “papocchio”». Gianni Cherchi, esponente dell’Italia dei Valori, ricorda che il suo partito voterà “no” al referendum, ma sottolinea il momento sbagliato dell’ordine del giorno così vicino al giorno del voto. «Si prefigura la campagna elettorale» ha spiegato, ricordando che il Consiglio Comunale non può dire ai cittadini cosa andare a votare, perché sarebbe «un precedente pericoloso, una strada pericolosa ed irrispettosa nei confronti dei cittadini algheresi». Stesso tesi tenuta da Matteo Tedde, che annuncia che oggi e domani lo Sdi, il suo partito d’appartenenza, sarà in Piazza Sventramento per spiegare le ragioni del “no”. «Ma in aula non si fa! – ha spiegato il giovane consigliere dell’Opposizione – E’ un affronto ai cittadini ed a tutte le istituzioni democratiche. Mi sembra solo una propaganda contro l’attuale governo regionale. Questa è una cosa antidemocratica». Prima del voto, come detto, la Minoranza ha lasciato l’aula e l’ordine del giorno è stato approvato coi diciassette voti della Maggioranza.

Nella foto: I banchi lasciati vuoti dall'Opposizione



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