Red
1 marzo 2019
Coldiretti Cagliari: danni e ritardi nei pagamenti
Cresce il malessere degli agricoltori del sud Sardegna, vittime dei cambiamenti climatici. Gli ultimi due anni, per motivi opposti, hanno visto dimezzarsi le produzioni e crescere a dismisura i costi di gestione
CAGLIARI - Cresce il malessere degli agricoltori del sud Sardegna, vittime dei cambiamenti climatici. Gli ultimi due anni, per motivi opposti, hanno visto dimezzarsi le produzioni e crescere a dismisura i costi di gestione. Prima nel 2017 c’è stata la clamorosa siccità, mentre nell’anno appena trascorso protagoniste sono state le piogge abbondanti, ed in alcuni casi violente, oltre la norma. «Nonostante le promesse, lo stanziamento dei fondi e la presentazione delle domande, ad oggi, gli ormai famosi 45milioni di euro per la siccità del 2017, non sono ancora arrivati nei conti delle aziende agricole», hanno dichiarato i vertici di Coldiretti Cagliari.
«Oltre il danno la beffa insomma, nel vedere i denari pronti per essere erogati, ma bloccati per lungaggini burocratiche incomprensibili, oltre ai premi comunitari sempre in ritardo». Nessun settore agricolo è stato esente dai due cicloni con danni pesanti, che vanno per tutti dai 30 fino al 70percento delle produzioni. «Le imprese agricole stanno subendo attacchi da tutti i fronti senza possibilità di difesa», evidenzia il direttore di Coldiretti Cagliari Luca Saba.
«Da una parte sono inermi davanti agli eventi atmosferici sempre più condizionati dai cambiamenti climatici che si stanno dimostrando non inclini alle storiche colture dell’Isola – prosegue Saba - dall’altra però si scontrano anche con i tempi lentissimi della burocrazia che non riesce a dare neppure una boccata di ossigeno per imprese stremate dai mancati introiti e dalle troppe spese». «Nei prossimi giorni metteremo in campo una serie di iniziative per tutelare i nostri soci e per alzare il livello di attenzione su un comparto che sembra dimenticato - afferma il presidente di Coldiretti Cagliari Giorgio Demurtas - In situazioni come queste è normale che cresca il malcontento anche perché ci sono stati danni ingenti oltre che alle produzioni, in diversi casi anche alle strutture».
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