Compie dieci anni la "grande" opera realizzata a San Marco. Era l´11 febbraio del 2009 quando l´allora ministro Altiero Matteoli, su invito del sindaco, inaugurava il depuratore che enormi problemi ha creato alla Riviera del corallo. Da "gioiello" tecnologico, così venne definito, è presto diventato l´incubo di cittadini, balneari e perfino politici. I danni si pagano ancora oggi
Niente festa per il "mostro" di Alghero nonostante l'anniversario lo meriterebbe. Ricorrono infatti i primi dieci anni dall'entrata in funzione del depuratore della città di Alghero, i cui lavori di realizzazione iniziarono nell'aprile del 2006. Poco meno di tre anni e l'
11 febbraio del 2009, esattamente dieci anni fa, l'allora ministro di Forza Italia, Altiero Matteoli (deceduto nel 2017 in seguito ad un incidente stradale), tenne a battesimo insieme all'allora sindaco Marco Tedde, quello che, nelle intenzioni di alcuni, sarebbe dovuto essere un "gioiello" tecnologico (
nel video il giorno dell'inaugurazione). Un investimento record da subito chiacchierato. Così ad Alghero non festeggia proprio nessuno, perché le ferite ambientali sono ancora troppo fresche.
L'impianto infatti, è presto diventato un vero e proprio incubo. Per tutti. Un "mostro", come in più occasioni è stato definito da chi quell'impianto lo ha visto crescere e ne ha seguito tutte le fasi di accensione prima ed infine di entrata a regime. Realizzato in zona sensibile, a circa tredici chilometri dalla città, senza i doverosi studi sull'impatto ambientale, il depuratore è diventato la principale causa dell'impazzimento in atto nell'ecosistema del Calich, con ripercussioni deleterie sulla qualità delle acque della laguna, ma soprattutto sulla costa che da Fertilia arriva a Maria Pia. Dal suo avvio milioni di metri cubi di reflui vengono incanalati su uno scarico di emergenza secondario e da li veicolati sul Rio Filibertu.
La città ha così conosciuto la "marea gialla", toccato con mano le devastanti conseguenze sull'immagine turistica del territorio e pagato profumatamente i clamorosi errori commessi nel recente passato. Danni e ripercussioni ancora oggi attualissimi, se è vero che più di un chilometro di spiaggia risulta interessata dall'odiato fenomeno, che per tentare di risolverlo sono stimati investimenti di milioni di euro. Anche gli obbiettivi primari di innalzamento della qualità della vita in città furono totalmente insoddisfacenti. Sfatato immediatamente l'alibi-miasmi, per risolvere il quale sarebbe bastato ammodernare tecnologicamente e strutturalmente il Mariotti, con una spesa pubblica più che dimezzata e il progetto già realizzato, anche le presunte economie gestionali non hanno mai convinto perché inesistenti alla prova dei numeri.
Nonostante i poderosi investimenti sulla rete fognaria di quegli anni, infatti, la città si ritrovò invasa di liquami per tutti gli anni a venire. Sversamenti continui sui bastioni, interi quartieri sommersi di escrementi (è il caso del centro storico), fino allo sfregio sulle spiagge. Un problema parzialmente risolto soltanto tra il 2017 e 2018 col Progetto-Alghero siglato con Abbanoa, che ha previsto il rifacimento completo delle vecchie reti e la presa in carico dei vasconi, pensati e progettati per le prime piogge ma realizzati per la polmonazione dei liquami. Risalgono infatti agli scorsi anni i lavori in Piazza Civica, via Carlo Alberto e nelle principali vie del centro, che hanno finalmente permesso ai commercianti di "respirare" e tenere le porte dei negozi aperte, senza il rischio di essere travolti dagli odori nauseabondi rilasciati dalle condotte deteriorate e malsane. Insomma, auguri nonostante tutto.