Quattro anni fa la chiusura del campo di Alghero: Storie belle da raccontare. Alghero, tra le prime città in Italia, decide di chiudere il ghetto alle porte di Fertilia dove per oltre trent'anni, nell'indifferenza più totale, vivevano decine di famiglie esposte ad elevati rischi di contaminazione. In quel sito nascerà un parco, già avviata la bonifica. Le immagini di quella storica giornata
Sembra un'eternità ma sono passati solo quattro anni dal quello storico 29 gennaio del 2015. Alghero, tra le prime città in Italia, decide di chiudere definitivamente il ghetto alle porte di Fertilia, in un'area di pregio del Parco di Porto Conte, dove per oltre trent'anni, nell'indifferenza più totale di varie amministrazioni, vivevano decine di famiglie con minori esposte ad elevati rischi di contaminazione. Con loro decine di bambini nati ad Alghero.
Un esempio per tutti: tanto che la scelta attuata dal comune di Alghero è oggi alla base delle politiche di tutti i partiti, di ogni colore. Anche il Governo in carica e il Ministro dell'Interno tentano e propagandano, spesso invano, di obbligare i municipi alla chiusura dei campi nomadi sparsi in Italia. Da qual giorno è iniziato un lungo e difficile percorso d'integrazione, fatto spesso di sofferenze per i più anziani. Una nuova opportunità per i giovani.
Un nuovo futuro è riservato anche per quel sito, inquinato e malsano, nella pineta dell'Arenosu. Il Comune, seppure non proprietario dell’area, ha richiesto e reperito le risorse per il completamento dell’intervento: la Regione Autonoma della Sardegna, accolte le istanze della comunità algherese, ha assegnato un importo complessivo pari ad un milione di euro a valere sul Fondo Fsc–Patto per la Sardegna 2014–2020, consentendo, di fatto, l'avvio degli interventi che porteranno alla nascita di un Parco [
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