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Red 29 novembre 2018
Zes: la Regione chiede tempi rapidi
Finanziamenti dal Governo e tempi rapidi sono le le scommesse da vincere. «La nostra è un’idea forte, ma la burocrazia è il vero mostro da abbattere», dichiara l´assessore regionale della Programmazione Raffaele Paci
Zes: la Regione chiede tempi rapidi

ALGHERO - «La nostra idea di Zes è un’idea forte e inedita, perché non si limita solo a Cagliari, come avremmo più facilmente potuto fare, ma costruisce una rete che coinvolge sei porti, dunque l’intera costa della Sardegna e, di conseguenza, tutte le zone interne collegate. Adesso ci sono due scommesse da vincere: l’accelerazione di tempi e procedure, con l’indispensabile abbattimento della burocrazia, e risorse dal Governo per attivare altri strumenti finanziari e fiscali all’interno della Zona economica speciale oltre al già previsto credito d’imposta». L’ha detto l’assessore regionale della Programmazione, Raffaele Paci, al convegno organizzato da Confindustria per fare il punto sulle opportunità offerte dalle Zes.

Condivisione con i territori, prima di tutto, per puntare al miglior risultato possibile per tutti. Ovviamente, sono state necessarie alcune scelte per arrivare alla perimetrazione finale ed alla distribuzione dei 2.770ettari disponibili: ed il risultato è ottimo. «Non era una cosa scontata, perché l’unico porto che avrebbe avuto tecnicamente diritto alla Zes è quello di Cagliari. Abbiamo ragionato su come fare per non limitare al solo capoluogo i possibili vantaggi, e ci siamo riusciti. Abbiamo connesso i tre aeroporti regionali alle relative porzioni di Zes e abbiamo scelto di collegarle alle zone franche doganali». Il piano Zes, approvato dalla Giunta regionale e già sul tavolo del Ministero per il Mezzogiorno, finora prevede come vantaggio fiscale un credito d’imposta fino ad un massimo di 50milioni di euro. «Certo noi potremmo come Regione aggiungere altri strumenti fiscali e finanziari, ma è chiaro che servono risorse, e speriamo che presto il Governo riesca a garantirle, in modo che possano sommarsi alle tantissime agevolazioni che abbiamo messo in campo per le imprese sarde, ultimo il bando T3. Di sicuro, se il Governo smettesse di portarci via 600milioni all’anno di accantonamenti riusciremmo a destinarne una parte alla Zes per ulteriori agevolazioni».

Nella Zes della Sardegna ci sarà uno Sportello per la semplificazione. Perché la parola d’ordine è ancora una volta accelerare, tentando di vincere una burocrazia sempre più “difensiva” e soffocante che ostacola, rallenta e blocca qualunque pratica. «È una situazione insostenibile e inaccettabile - dice Paci - Quello contro il mostro burocrazia è stato un impegno costante dal primo giorno del mio insediamento. Ma non basta la volontà politica dell’assessore di turno per vincere sulla burocrazia, soprattutto in una situazione di netta separazione tra volontà politica e gestione amministrativa. Pensiamo alla Cagliari “free zone”, una bandiera della precedente Giunta che però non è riuscita a far nulla di concreto. Noi abbiamo fatto il nostro per realizzare l’infrastruttura, mettendo le risorse e avviando l’iter autorizzativo: eppure non riusciremo non dico a inaugurarla, ma neanche a vedere la posa della prima pietra, perché da oltre due anni stiamo combattendo con mille ostacoli burocratici. Dunque, i ritardi nella realizzazione delle infrastrutture sono un vincolo incompatibile con lo sviluppo della nostra Regione, costretta a seguire le infinite procedure nazionali. Lo dico molto chiaramente: andando avanti su questa strada il nostro è un Paese che non ce la può fare, perché mentre qui si discute decenni per realizzare anche una piccola infrastruttura, i Paesi emergenti vanno avanti a velocità pazzesche. La burocrazia, i tempi, le lentezze che ci attanagliano non sono più accettabili. Purtroppo non è così semplice risolvere il problema, non basta sostituire gli assessori. Serve una rivoluzione dal basso, una chiamata di responsabilità per tutti. Una cosa è certa - conclude il vicepresidente della Regione - Con la nostra attuale autonomia non possiamo farcela, abbiamo bisogno di avere più competenze e poteri per esercitare pienamente i nostri diritti».

Nella foto: un momento dell'incontro



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