Red
8 novembre 2018
Accantonamenti: «truffa ai danni della Sardegna»
«Lo Stato rimette in manovra i 285milioni di euro che la Sardegna non deve più pagare. E´ una truffa, ora serve una mobilitazione con tutti i parlamentari sardi», dichiara l´assessore regionale del Bilancio Raffaele Paci
CAGLIARI - «Sugli accantonamenti il Governo sta mettendo in atto una vera e propria truffa nei confronti della Sardegna. Una furbizia inaccettabile. Dopo il silenzio assoluto seguito alle nostre numerose richieste di incontro per avviare le trattative verso una nuova intesa, il Governo nella sua Finanziaria nazionale ci sta imponendo per il 2019 536milioni di accantonamenti. Questo significa che hanno reinserito i 285milioni non più dovuti in seguito alle sentenze della Corte costituzionale e che noi infatti non abbiamo previsto nella nostra legge di bilancio. Una mossa scorretta e politicamente sleale, perché ci impone prelievi non più dovuti e ci sottrae risorse indispensabili per le nostre politiche di sviluppo. Una mossa che impone una immediata mobilitazione di tutte le forze politiche, sociali e istituzionali sarde insieme a tutti i parlamentari impegnati a Roma a difendere i nostri interessi». Lo dichiara l’assessore regionale del Bilancio Raffaele Paci, rendendo noti i contenuti della Finanziaria nazionale in materia di accantonamenti.
Consapevole che le norme di Monti erano ormai illegittime dopo la sentenza 77/2015 della Corte costituzionale, il Governo ha messo a punto una nuova norma (l'articolo 63) che impone alla Sardegna 536milioni di accantonamenti, esattamente la stessa cifra degli accantonamenti imposti nel 2012 da Monti, compresi dunque i 285milioni decaduti. Anche l’Avvocatura generale dello Stato, sulla base di quella sentenza, ha riconosciuto che “il concorso alla finanza pubblica, previsto dall’art 16, comma 3 del dl 95/2012, cessa di essere dovuto”. Quindi, nella proposta di bilancio 2019-2021 della Regione autonoma della Sardegna, questi 285milioni sono stati legittimamente stanziati in un apposito fondo per il ripiano del disavanzo sanitario e per finanziare interventi di investimento e di sviluppo del territorio, sempre nelle more della auspicata intesa con lo Stato. «Nell’articolo 63, per autotutelarsi, il Governo richiama la necessità di raggiungere un’intesa, specificando però che deve essere comunque garantito il contributo totale da parte delle Regioni a Statuto speciale, ovvero 2miliardi e 376milioni. In pratica ci dice: cara Sardegna, possiamo trovare una nuova intesa che riduce i tuoi accantonamenti solo se un’altra Regione accetta volontariamente di aumentare i suoi, perché il totale finale deve essere quello - spiega Paci - Semplicemente ridicolo. Una vera presa in giro, anche perché continua ad essere del tutto oscuro il meccanismo che porta a quantificare questi accantonamenti. Un metodo del tutto inaccettabile: di fatto prolungano accantonamenti ormai scaduti facendo finta di subordinarli a una intesa che è impossibile da raggiungere nel momento in cui il contributo totale finale di tutte le Regioni a Statuto speciale è già stabilito».
Il 25 ottobre, la Regione, dopo aver inutilmente atteso risposta dal Governo alle ripetute richieste di incontro, ha annunciato il rifiuto di pagare nel 2019 i 285milioni di euro non più dovuti. Con questa decisione, la quota degli accantonamenti che la Sardegna ritiene legittimo sulla base delle leggi in vigore versare allo Stato per risanare il debito pubblico italiano per il 2019 passa da 754 a 250milioni (ossia 754, meno i 219 contestati con i ricorsi e quindi non pagati, meno questi ultimi 285), con un “risparmio” di 504milioni. Una decisione doppiamente legittimata dalla scadenza degli accantonamenti Monti e dal richiamo all’intesa da parte della Corte. «Loro stessi nell’articolo 63 parlano di appositi accordi bilaterali e della necessità di tenere conto delle sentenze della Corte, ma di fatto ignorano entrambi, indicando come immodificabile, nella Finanziaria che sta per essere esaminata, la cifra totale dovuta dalle Regioni speciali. È mai possibile immaginare che qualche altra Regione si faccia carico delle nostre quote? Ovviamente no. Per questo ora è indispensabile una immediata mobilitazione di tutti i parlamentari, di Maggioranza e Opposizione, che devono alzare la voce insieme a noi per difendere i diritti dei sardi, non c’è più un minuto da perdere. È inaccettabile che un Governo che sceglie di aumentare il deficit in manovra espansiva dicendo addio all’austerity e alla povertà, debba pagare le sue politiche espansive e farsi propaganda, illegittimamente, con i nostri soldi», conclude Raffaele Paci.
La prima lettera, con allegato il dossier che riassume tutta la questione accantonamenti, è stata inviata dal presidente isolano Francesco Pigliaru il 13 luglio, seguita da altre due il 30 agosto ed il 25 settembre. Il primo ottobre, è stato l’assessore Paci a scrivere una lettera aperta a Tria, all’indomani della decisione di portare il deficit al 2,4percento con la Finanziaria nazionale: visto che l’austerity è finita, scriveva il titolare del Bilancio, potete tranquillamente ridurre i nostri accantonamenti e permetterci così di fare investimenti e politiche mirate. Infine, l’ultima missiva della Regione è datata 12 ottobre. In tutte le lettere, è stato chiesto di aprire immediatamente un confronto sugli accantonamenti, per arrivare ad un'intesa politica necessaria e indispensabile, al di là delle sentenze della Corte costituzionale, per concordare una somma equa da pagare. La Corte, infatti, in ogni sua sentenza precisa che la definizione della cifra deve essere il frutto di un accordo politico fra Stato e Regione, e che lo Stato non può imporre unilateralmente, ne in modo permanente, gli accantonamenti.
Nella foto: l'assessore regionale Raffaele Paci
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