Red
20 settembre 2018
Diritto romano, congreso latino-americano
«Il diritto romano è materia viva, per la capacità anche oggi di adattarsi a diverse realtà locali», ha dichiarato l’assessore regionale del Lavoro Virginia Mura, in apertura della 20esima edizione
SASSARI - Intervento, questa mattina (giovedì), all’Università degli studi di Sassari, dell’assessore regionale del Lavoro Virginia Mura, in apertura del 20esimo “Congreso latinoamericano de Derecho romano”. Il simposio internazionale, organizzato dal Gruppo di ricerca sulla diffusione del diritto romano, con la collaborazione del Centro di studi giuridici latinoamericani dell’Università di Roma “Tor Vergata” e l’Associazione di Studi sociali latinoamericani all’Istituto di studi e programmi per il Mediterraneo, è un’occasione importante per sottolineare i rapporti fra l’Isola e l’America Latina, anche in tema di migrazioni.
«È doveroso per ogni giurista rendere omaggio alla “grandiosità del diritto romano” - ha sottolineato la titolare del Lavoro al congresso, che vede la partecipazione di studiose e studiosi di prestigiose Università dell’America Latina - un elemento unificatore, un impianto normativo che è riuscito ad operare in società profondamente diverse e lontane da quella dove ha avuto origine. Il diritto romano è materia viva, per la capacità, anche oggi, di adattarsi a diverse realtà locali. Le cattedre di Diritto romano in Sud America sono un legame che continua ad unirci. I rapporti con la Sardegna sono saldi in particolare con l’Argentina e il Brasile, grazie ai Circoli dei sardi all’estero. Con la legge regionale n.7 del 1991, la Regione li ha riconosciuti come realtà per la difesa dell’identità dell’Isola, ma soprattutto per la promozione della cultura sarda e dei suoi prodotti, specie con riguardo alla filiera agroalimentare».
Le prime notizie di presenze sarde all’estero sono del 1824 in Brasile. Del 19esimo secolo sono i primi flussi verso l’ex colonia portoghese, l’Uruguay, l’Argentina e verso gli Stati uniti d’America. Il moto migratorio dei sardi assume proporzioni rilevanti nel Novecento. Il lungo periodo che va dalla fine della Prima guerra mondiale agli Anni Settanta è quello in cui nell’Isola si registra una vera e propria migrazione di popolo (solo tra il 1951 ed il 1970 emigrano 400mila sardi su una popolazione di 1,2milioni di abitanti). In tale contesto, la Regione ha inquadrato le prime organizzazioni di sardi all’estero per finanziare prima le attività di assistenza mutualistica ed in un secondo momento quelle di promozione dell’immagine della Sardegna. Nel quadro normativo regionale la legge ha istituito una Consulta regionale per l’emigrazione, che rappresenta i sardi nel mondo, con presenze massicce, oltre che nella Penisola, in Australia, Spagna, Belgio, Argentina, Brasile, ed oggi gli avamposti della nuova emigrazione Tokyo e Londra.
«Non dimentichiamo di essere noi stessi un popolo di emigrati - ha commentato Mura - Presso l’Assessorato ha sede anche Consulta regionale per l’immigrazione, un’istituzione chiamata ad operare in un momento cruciale per l’accoglienza di cittadini di paesi terzi per motivi umanitari e per la loro integrazione nell’Isola. Nella programmazione triennale dei fondi per le organizzazioni dei sardi nella Penisola e all’estero - ha concluso l’assessore - ci poniamo come obiettivi specifici la partecipazione dei giovani, l’individuazione di indicatori di qualità dei progetti e il cofinanziamento delle iniziative da parte delle realtà locali. In particolare, con i circoli del Sud America abbiamo avviato dei progetti importanti, come gli scambi di studenti e di esperienze tra l’Università di Cagliari e l’Ateneo argentino di Tucumán».
Nella foto: un momento del congresso
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