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Antonio Burruni 3 settembre 2007
Un "no" per il bene dei sardi
La conferenza stampa congiunta di questa mattina è servita per spiegare le motivazioni che stanno alla base del referendum abrogativo della Legge Statutaria regionale
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ALGHERO - «Il nostro obbiettivo è dare informazioni alla popolazione sarda. Siamo qui, non come uomini di partito, ma come amministratori e cittadini». Il sindaco Marco Tedde, ha aperto così, questa mattina, nei locali comunali di Via Sant’Anna, la conferenza stampa congiunta che lo ha visto presentare, insieme al presidente del “Centro Studi Toniolo” Tonino Baldino, al professor Vanni Lobrano, dell’Università di Sassari, ed a Stefano Lubrano, presidente di “ConfIndustria Nord-Sardegna”, le motivazioni che stanno alla base del referendum abrogativo della Legge Statutaria. L’incontro con la stampa è propedeutico all’incontro di venerdì 7 Settembre, quando, ad Alghero, si daranno appuntamento tutti i sindaci del Territorio per promuovere i motivi del “No” alla legge, che secondo i promotori «mortifica il ruolo delle Autonomie Locali e assegna forti poteri al Presidente della Giunta regionale, un fatto gravissimo nell’ordinamento democratico». L’iniziativa è promossa in previsione della consultazione referendaria, fissata per domenica 21 Ottobre 2007, sulla Legge Statutaria recentemente approvata dal Consiglio Regionale della Sardegna, nel Marzo scorso. Gli amministratori comunali, in particolar modo i sindaci, sono i diretti rappresentanti del popolo locale e su di essi spesso incombe la responsabilità di dover dare risposte immediate a problemi stringenti e complessi. L’importante servizio che essi svolgono nei confronti della comunità locale, non può non essere adeguatamente supportato da un ordinamento istituzionale regionale che voglia riconoscere ai Comuni il ruolo loro storicamente appartenuto: luogo di primo esercizio della democrazia. Il procedimento di formazione della volontà politica nella programmazione regionale non potrà pertanto prescindere dall’apporto dei Municipi. La modifica del “Titolo V”, articolo 114, della Costituzione della Repubblica ha posto inequivocabilmente i Comuni, le Province, le Regioni e lo Stato su un livello di pari dignità istituzionale in materia di autonomia, di poteri e funzioni. «La Legge Statutaria sarda disattende clamorosamente questo importante principio di pari dignità tra le Istituzioni dello Stato – ha detto il sindaco Marco Tedde - ai Comuni è negata la possibilità di interloquire virtuosamente con la Regione. Gli Amministratori Locali sono ridotti all’impotenza a fronte delle sempre più pressanti istanze di crescita economico-sociale e di partecipazione politica della comunità. Questo è uno dei tanti aspetti della Legge. C’è anche l’innalzamento della quota delle firme necessarie per indire i referendum, che passano da diecimila a quindicimila. Per non parlare del conflitto di interessi: la legge statutaria consente al Presidente della Regione di partecipare a gare indette dalla stessa Regione». Infatti, il “Decreto Gentiloni”, che regola le misure del conflitto d’interesse a livello nazionale, parla di soglia minima di quindicimilioni di euro, perché questo si verifichi. La Regione Sardegna, ha invece innalzato questo limite, ad affari dai centomilioni di euro in su. Una coltre di silenzio è calata sul problema della statutaria. Il dibattito è stato sostituito dalla nascita del Partito Democratico, «mentre il vero problema – ha evidenziato il sindaco – è anche di natura morale». Il 21 Ottobre i sardi saranno chiamati ad esprimere con un “Si” o con un “No” il gradimento alla Legge. Il referendum è stato chiesto da diciannove consiglieri regionali, che, in maniera del tutto trasversale condividono l’emergenza democratica in Sardegna. «E’ un inganno per i sardi – ha avvertito Tonino Baldino, ex sindaco e presidente del “Centro Studi Toniolo” – e soprattutto per le autonomie locali. Vengono ignorati i rapporti tra Regione ed enti locali. E’ una vera espropriazione delle autonomie locali. Rischiamo di perdere la dignità, è infatti un problema che tocca tutta la società, non solo la politica. E rischiamo anche di perdere la nostra identità, invece di caratterizzarci ancora di più». Si rafforza dunque, «irreparabilmente – secondo Stefano Lubrano, presidente di “ConfIndustria Nord-Sardegna” - un centralismo regionale di cui il popolo sardo non ha proprio bisogno. E che danneggia il mondo imprenditoriale, che ha bisogno di interloquire con le Istituzioni del Territorio, mentre invece questa legge sposta i rapporti. Ci poniamo un problema economico-sociale. Manca la certezza per le attività economiche, con ricadute negative per chi ha un’attività imprenditoriale e per chi lavora. In Sardegna non operano tante multinazionali, ma medio-piccole imprese, che hanno bisogno di un rapporto di collaborazione con gli enti locali, in questo momento diventato problematico». «In definitiva, la Regione si rende usurpatrice di quanto è stato concesso dallo Stato ai Comuni – è l’opinione di Vanni Lobrano, professore dell’Università di Sassari – un disastro che cancella le aspettative di riforma della Sardegna. In questo contesto legislativo, se approvato, brillerà solo l’esclusione dei sardi dalla vita democratica». La Legge Statutaria sarda , legge fondamentale dei sardi, è stata adottata senza un preventivo e mirato iter informativo dei cittadini. Le Pubbliche Istituzioni (Comuni, Province, Università) non sono state interpellate, in relazione ad un loro prezioso apporto di idee ed esperienza, nella fase di elaborazione della Legge; altrettanto deve dirsi, purtroppo, nei confronti delle organizzazioni imprenditoriali e dei lavoratori. La Legge Statutaria sembra avere tutte le caratteristiche possibili ed immaginabili, fuorché essere la “Legge dei sardi”. Questa Legge Statutaria rappresenta un pericolosissimo segnale di arretramento dei livelli di democrazia nella nostra Regione. I Comuni, in tale contesto, sono oggi l’ultimo vero baluardo per poter ancora sperare in una crescita armonica della Sardegna: essi sono, così come in alcune vicende storiche del passato, i naturali difensori istituzionali del futuro dei Cittadini. L’appuntamento con i sindaci del Territorio è fissato per venerdì 7 Settembre, alle ore 17,30 per iniziare la battaglia a favore del “No” alla legge. Va ricordato che, in questo caso, non verrà fissato nessun quorum, ma varrà il secco risultato delle urne.

Nella foto: Marco Tedde e Tonino Baldino



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